Domenica 3 gennaio 2021

La liturgia della II domenica dopo la solennità del Natale del Signore ci fa riascoltare la stupenda pagina del prologo dell’evangelista Giovanni. Una pagina che non finiremo mai di contemplare e meditare per l’inesauribile ricchezza di insegnamenti in essa contenuti. Riascolteremo così la suprema rivelazione della dignità di ogni persona umana e della singolare preziosità di ogni uomo. Infatti, con l’incarnazione dell’unigenito Figlio di Dio che si è fatto “carne” nel seno della Beata Vergine Maria, il disegno misterioso di Dio sull’umanità si è pienamente e definitivamente svelato.

San Giovanni ci dice che a chi accoglie il Verbo fatto carne viene donato il potere di diventare figlio di Dio. La Parola che è all’inizio (al principio) di tutto, per mezzo della quale tutto è stato fatto e senza della quale nulla è stato fatto di ciò che esiste, ponendo la sua tenda in mezzo agli uomini ha fatto sì che la vita stessa di Dio fosse principio di vita per ogni uomo e ogni donna che l’accoglie. Per dirla con la forza sintetica di Sant’Agostino, “il Figlio di Dio si è fatto uomo, perché gli uomini si facciano figli di Dio”. E nelle nostre comunità in queste settimane chissà quante volte abbiamo cantato: “Dio si è fatto come noi per farci come Lui”. Ecco la sublime verità che celebriamo nel Natale del Signore. Ecco il salto di qualità mai prima pensabile. Ecco ciò che accade a Natale. Gesù nasce perché anche ognuno di noi possa ‘ri-nascere’. Perché possa nascere nuovo, diverso, “dall’alto”. Allora é chiaro come in Gesù cielo e terra si sono finalmente abbracciati. E come scrive p. Ermes Ronchi “nessuno potrà dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio, perché creatore e creatura si sono abbracciati e in quel neonato, a Betlemme, uomo e Dio sono una cosa sola”.

Continuiamo a contemplare il mistero della incarnazione di Gesù e ci accorgeremo che non potremo fare a meno di adorare nello stesso tempo la sublime ‘condiscendenza’ di Dio che in Gesù non ha disdegnato di abbassarsi fino a farsi uomo per rialzarci alla sublime dignità di figli. Noi col peccato ci siamo allontanati da Lui e Lui, in Gesù ci ha raggiunti, abbracciati e redenti. Questa gioiosa contemplazione ci riempirà il cuore di quel santo stupore che faceva ripetere a Sant’Agostino “Poteva esserci misericordia verso di noi infelici maggiore di quella che indusse il Creatore del cielo a scendere dal cielo e il Creatore della terra a rivestirsi di un corpo mortale?”.

Chiediamo al Signore di renderci capaci di una tale grata contemplazione e in questo modo comprenderemo finalmente come il Natale è davvero la festa della Divina condiscendenza. Dio in Gesù si abbassa unicamente per amore. Gesù ci raggiunge nell’abisso del nostro estremo degrado, conseguenza del nostro peccato, per concederci finalmente e definitivamente la sublime dignità di figli. Lui figlio per natura, noi – in Lui – figli per grazia.

Che la grazia del Natale del Signore si trasformi in benedizione per il nuovo anno appena iniziato.

p. Enzo Smriglio