Storia

La storia della Diocesi di Patti continua e sviluppa quella della Diocesi di Tindari. Infatti proprio di Tindari si è sempre ritenuta erede Patti che, all’inizio della sua vita ecclesiale, si è richiamata esplicitamente alla antica sede episcopale, dichiarandosene una prosecuzione.

Non sappiamo quando la città di Tindari divenne sede vescovile. Alla carenza di notizie letterarie, però, supplisce la documentazione archeologica, soprattutto di cimiteri, rife­ri­bile ai secoli III e IV.

Proprio a Patti, in contrada Monte, è stato ritrovato nel 1891 un sarcofago di età paleocristiana, con figure del Buon Pastore, datato intorno al 300. Nel 1904 il sarcofago fu acquisito dai Musei Statali di Berlino in Germania, dove attualmente si trova.

Sarcofago paleocristiano del IV secolo d. C. rinvenuto a Patti nel 1891 con le raffigurazioni di Gesù Buon Pastore e di Gesù Maestro.

All’inizio del VI secolo sappiamo che vescovo di Tindari è Severino, firmatario di tre si­nodi romani sotto papa Simmaco (498-514): Severinus Tyndaritanus compare tra i 76 vescovi che hanno sottoscritto gli atti del sinodo del 30 ottobre 501 e l’anno successivo partecipa anche al IV sinodo romano e sottoscrive come Severinus Tyndarinensis gli atti con altri 64 vescovi.

Tra la fine del secolo VI e l’inizio del VII, dall’epistolario di papa Gregorio Magno (590-604), apprendiamo che Tindari è una sede episcopale attiva insieme agli altri 10 episcopati esistenti in Sicilia.

Di questo periodo conosciamo i nomi di tre vescovi: Eutichio, Benenato e Teodoro. I primi due sono menzionati in una delle principali fonti sulla Sicilia nella prima età bizantina, il Registrum Epistularum di papa Gregorio Magno: Eutychius, impegnato a combattere nel territorio della diocesi i seguaci del dogma AngelliorumBenenatus, che riceve il mandato del papa di acquisire una donazione da una benefattrice. Il terzo, Teodoro, invece è l’ultimo vescovo di Tindari del VII secolo menzionato nelle fonti, e compare tra i 105 vescovi che nel 649 partecipano al concilio Lateranense, voluto da papa Martino I (649-655).

La “Basilica” dell’antica città di Tindari nell’area archeologica.

Tindari è menzionata ancora come diocesi con continuità nelle liste geografiche ed amministrative-ecclesiastiche dell’impero bizantino conosciute come Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae relative ai secoli VIII-XII, naturalmente senza che ciò possa provare la sopravvivenza del vescovato dopo l’invasione araba, con la conquista e distruzione della città di Tindari nell’anno 835-836.

Dopo la tem­pesta araba, il vescovato di Tindari viene rifondato nella vicina città di Patti. Il Gran Conte Ruggero I d’Altavilla (1031-1101) conquista la Sicilia col progetto di riportarla nell’ambito religioso e culturale cui essa apparteneva, quello latino e cristiano. Un mezzo significativo ed efficace di questo progetto fu la fondazione di vescovati e monasteri benedettini, tra i quali uno del SS.mo Salvatore proprio a Patti nel 1094, affidato alle cure dell’abate Ambrogio, che reggeva già il monastero di San Bartolomeo fondato alcuni anni prima a Lipari, nelle isole Eolie.

La Basilica Cattedrale “San Bartolomeo” con accanto i resti dell’antico cenobio benedettino del SS. Salvatore e la torre normanna.

I due monasteri rimasero uniti sotto un unico abate fino al 1131, quando l’antipapa Anacleto II li riconobbe uniti come vescovato; nel 1166 il vescovato fu legittimato dal papa Ales­sandro III (1159-1181); la situazione perdurò fino al 1399 quando, anche a motivo dell’incremento demo­grafico e per la distanza allora significativa tra le due sedi, Bonifacio IX (1389-1404) rico­nobbe Lipari e Patti come due episcopati autonomi.

Quello pattese comprendeva oltre la città di Patti, le terre di Gioiosa Guardia, Librizzi e parte di San Salvatore, il casale della Mon­­­tagna e la campagna di Sor­rentini. È necessario risalire al 1822 per ritrovare l’episcopato di Patti ingrandito fino ad assumere la fisio­no­mia della diocesi attuale, con l’accorpa­mento di vari comuni sottratti alla diocesi di Messina soprat­tutto.

La Diocesi di Patti comprende oggi 42 Comuni con 84 Parrocchie e si estende su una superficie di Kmq. 1.647,56 pari al 50,72% dell’intero territorio della Provincia di Messina ed ha come confini naturali la fascia Tirrenica che va da Oliveri a Tusa per una lunghezza di Km. 102,300 e la catena montuosa dei Nebrodi, che in modo frastagliato la circondano quasi totalmente e che costituiscono sui picchi lo spartiacque verso l’interno della Sicilia. Gli abitanti sono circa 165.000.