Basilica Cattedrale San Bartolomeo

La fondazione del monastero benedettino del “SS. Salvatore” e dell’annessa chiesa porta la data del 6 marzo 1094. In tale data il conte Ruggero d’Altavilla, oltre a fondare il monastero , ne assegna la reggenza all’Abate Ambrogio già rettore del monastero di Lipari.

Il 14 settembre 1131, il Papa Anacleto II consacra l’abate Giovanni, successore di Ambrogio, quale vescovo di Lipari e Patti. Da questo momento le chiese annesse ai monasteri assumono la funzione di Cattedrale. Il vescovato durò solo otto anni, perchè cessato lo scisma di Anacleto, tutte le ordinazioni fatte da quest’ultimo furono annullate. Dal 1142 il capo religioso di Lipari e Patti torna ad essere titolato quale “Abate”.

Bisogna attendere il 1171 perchè l’abate Pietro acquisti il titolo di Vescovo e che Lipari e Patti tornino ad avere i loro vescovati. Nel 1399 il Sommo Pontefice Bonifacio IX divide i due vescovati perchè ormai ingestibili da un solo Vescovo ed assegna quello di Patti a Francesco Hermemir. Da questo momento il vescovato di Patti potè avere un proprio Capitolo di canonici.

La “Galleria”

Facente parte delle strutture castellane, la Galleria, ritrovata durante i lavori del 1980, appare costruita per assicurare uno spazio antistante al prospetto svevo-federiciano della Cattedrale.
Databile alla prima metà del XIII sec. è caratterizzata da quattro arconi in pietra riquadrata a sesto acuto che scandiscono lo spazio in cinque parti e che si dipartono da piedritti a quote irregolari che fanno a valle da contrappunto ad altri, più alti, quasi con funzioni di contrafforti.
Un quinto arco in mattoni, più recente, assicurava fondazione ad una struttura volumetrica soprastante.
Le pareti e la grande volta in pietra stilata e le aperture verso valle, nonché il reimpiego di materiali classici con funzioni costruttive (capitelli a lastrone) fanno della Galleria un luogo di particolare fascino.
Anche se non certi dell’uso originario, possiamo affermare, con l’ausilio di alcune fonti archivistiche, che con la lettera Viceregia del 22 ottobre 1559 veniva ordinata la chiusura di certi carceri criminali e civili che a quell’epoca risultavano “… inditto ep(iscop)ato et in lo entrare dela porta dela ecclesia…” nel luogo denominato Scurazzo che pare corrispondere alla galleria ancora visibile.
Oltre al restauro lapideo e murario si è posta in opera un adeguato pavimento in pietra arenaria, l’impiantistica tecnologica e gli infissi che possano consentirne l’uso.