Il Vangelo della 34a Domenica del Tempo Ordinario (24 novembre 2019)

Nella sua sapienza pedagogica la Santa Madre Chiesa, a conclusione dell’anno liturgico, ci fa celebrare la “Regalità di nostro Signore Gesù Cristo”.
È assai evidente che ci troviamo di fronte ad un modo di intendere la regalità che cozza vistosamente con il modo umano di concepire il potere.
Per la logica di questo mondo il potere equivale a comandare e spadroneggiare sugli altri, mentre per Gesù l’esercizio del potere coincide sempre con lo stile del servizio generoso e disinteressato.
Ai suoi discepoli di tutti i tempi Gesù insegna espressamente che chi vuole essere il primo deve avere la capacità di sapersi fare ultimo.
Nel momento drammatico della scena della crocifissione di Gesù, osservato con delusione dal popolo perché non è il Messia che si aspettava e deriso dai soldati che erano sotto la croce, abbiamo la confortante notizia che Gesù assicura il suo perdono a chiunque si rivolga a Lui, manifestandogli la stessa commovente fiducia di quel malfattore che, crocifisso come lui, gli dice: «ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
Da quel momento in poi sappiamo che le porte del regno dei cieli, cioè del paradiso, saranno spalancate per tutti coloro che riconoscono Dio come re, qualunque sia il loro passato, la loro storia e la loro vita.
È dunque assai confortante sapere che per Gesù “volto della Misericordia del Padre” non ci sono situazioni esistenziali irrimediabili, né casi impossibili.
Gesù non guarda i meriti (il malfattore non ne ha!), non guarda neppure le virtù (perché nemmeno queste possiede quell’uomo!), ma guarda unicamente i bisogni, le necessità sia di quello che la tradizione ci ha insegnato a chiamare il “buon ladrone” che di qualunque altro uomo o donna che si siano macchiati nel corso della vita delle più orribili malefatte.
E Gesù come è nel suo stile sorprende sempre.
Infatti, alla necessità del malfattore di essere ricordato, Gesù risponde offrendogli e assicurandogli non un semplice ricordo ma molto, molto di più: gli offre l’inimmaginabile possibilità di essere con lui, per sempre, in paradiso.
Celebrando la regalità universale di nostro Signore Gesù Cristo cerchiamo di fare in modo che Gesù regni sempre e davvero nella vita di ciascuno di noi, nella vita di tutte le nostre famiglie.
Rendiamoci conto però che il Signore Gesù potrà regnare nella nostra vita solo se, con il suo indispensabile aiuto, riusciremo a fare nostri i suoi sentimenti in ogni circostanza è situazione della nostra vita.
Capiremo in questo modo anche noi che regnare è servire.
E servendo, potremo davvero regnare.

p. Enzo Smriglio