Il Vangelo della 17a Domenica del Tempo Ordinario (28 luglio 2019)

Gesù si ritira a pregare e quando finisce di pregare fa venire ai discepoli il desiderio di pregare. La stessa domanda che viene riportata dall’evangelista, secondo cui uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare…» non v’è dubbio che sia stata suscitata dal modo con cui Gesù pregava, cioè dall’intensità della sua esperienza di preghiera.

Gesù risponde alla richiesta del discepolo consegnando il “Padre nostro”.

Chiedere a Gesù che ci insegni a pregare è già una esperienza iniziale di preghiera.

Continuare, poi, a chiedergli che ci insegni a pregare è una concreta espressione di perseveranza nella preghiera.

E infine fare nostre le parole che Gesù ci ha consegnato, cioè il “Padre nostro”, è una edificante espressione di docilità e obbedienza nella preghiera.

La preghiera è praticamente un’esperienza vitale del nostro essere uomini e donne di fede.

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ha coniato una famosa massima, molto elementare che ha dato una impronta indelebile alla formazione spirituale di generazioni di cristiani: “chi prega si salva, chi non prega si danna”.

A commento di tale frase lapidaria lo stesso S. Alfonso aggiungeva: «Se non preghiamo, per noi non v’è scusa, perché la grazia di pregare è data ad ognuno … se non ci salveremo, tutta la colpa sarà nostra, perché non avremo pregato».

Beati noi se in ogni stagione della nostra vita riusciremo a capire che la preghiera è un ‘mezzo’ necessario per far respirare bene la nostra fede.

Una fede che non è sostenuta dalla preghiera è come una persona che ha seri problemi di respirazione.

Se non respira bene una persona rischia di morire per soffocamento.

Sempre sant’Alfonso, nel suo trattato Del gran mezzo della Preghiera, che egli considerava il più utile tra tutti i suoi scritti, ha voluto far comprendere che in ogni situazione della vita non si può fare a meno di pregare, specie nel momento della prova e nelle difficoltà.

Sempre dobbiamo bussare con fiducia alla porta del Signore, sapendo che in tutto il Signore si prende cura dei suoi figli, di ognuno di noi. Ed è proprio per questo, che pregando con perseveranza avremo modo di renderci conto concretamente che non dobbiamo mai temere di ricorrere a Dio con la confidenza di figli, rivolgendoci a Lui che è “Padre nostro” presentandogli tutte le nostre richieste, con il cuore ricolmo della rasserenante certezza di ottenere sempre ciò di cui abbiamo veramente bisogno.

p. Enzo Smriglio