L’omelia di Papa Francesco alla Messa di stamattina a Santa Marta

Stamattina il vescovo Guglielmo e l’intera Comunità del nostro Seminario Diocesano hanno partecipato,  nella Cappella “Santa Marta” in Vaticano alla Santa Messa presieduta da Papa Francesco.

 

 

 

Di seguito il servizio della giornalista Debora Donnini della Radio Vaticana

Chi è Gesù Cristo per te? Stamani Papa Francesco pone questa domanda nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta. Se qualcuno ci domanda “chi è Gesù Cristo”, noi diremo quello che abbiamo imparato: è il Salvatore del mondo, il Figlio del Padre, quello che “recitiamo nel Credo” ma un po’ più difficile – nota il Papa – è rispondere alla domanda su chi sia Gesù Cristo “per me”. E’ una domanda che “ci mette un po’ in imbarazzo” perché per rispondere, “devo arrivare al mio cuore”, cioè partire dall’esperienza.

Scelto per amore ma peccatore

San Paolo, infatti, ha proprio l’inquietudine di trasmettere che lui ha conosciuto Gesù Cristo tramite la sua esperienza, quando è caduto da cavallo, quando il Signore gli ha parlato al cuore. Non ha conosciuto Cristo “cominciando dagli studi teologici”  anche se, poi, “è andato a vedere come nella Scrittura era annunciato” Gesù.

Quello che Paolo ha sentito, vuole che noi cristiani lo sentiamo. Alla domanda che noi possiamo fare a Paolo: “Paolo, chi è Cristo per te?”, lui dirà la propria esperienza, semplice: “Mi amò e si è consegnato per me”. Ma lui è coinvolto con Cristo che ha pagato per lui. Questa esperienza, Paolo vuole che i cristiani – in questo caso i cristiani di Efeso – la abbiano, entrino in questa esperienza al punto che ognuno possa dire: “Mi amò e si consegnò per me”, ma dirlo con l’esperienza propria.

La Prima Lettura della Liturgia di oggi, infatti, è tratta dalla Lettera di Paolo agli Efesini (Ef 3,14-21), nella quale l’Apostolo dice: “radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere” “quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio”.

E per arrivare all’esperienza che San Paolo ha avuto con Gesù, Papa Francesco sottolinea che recitare molte volte il Credo aiuta ma la strada migliore passa per il riconoscersi peccatori: è il primo passo. Quando, infatti, Paolo dice che Gesù si è consegnato per lui, vuol dire che ha pagato per lui e lo racconta nelle sue Lettere. La prima definizione che dà di se stesso è, dunque, quella di “essere un peccatore”, dicendo che ha perseguitato i cristiani, e parte proprio dall’essere “scelto per amore, ma peccatore”. “Il primo passo per la conoscenza di Cristo, per entrare in questo mistero – ribadisce il Papa – è la conoscenza del proprio peccato, dei propri peccati”. Francesco rileva, poi che nel sacramento della Riconciliazione “noi diciamo i nostri peccati” ma “una cosa è dire i peccati”, un’altra cosa è riconoscersi peccatori di natura, “capace di fare qualsiasi cosa”, “riconoscersi una sporcizia”.  San Paolo, ribadisce Francesco, ha fatto questa esperienza della propria miseria, “che ha bisogno di essere redenta”, di qualcuno che “paghi il diritto a dirsi ‘figlio di Dio’”: “tutti lo siamo, ma dirlo, sentirlo, c’era bisogno del sacrificio di Cristo”. Quindi riconoscersi peccatori concretamente, vergognandosi di se stessi.

Conoscere Gesù, non cristiani di parole

C’è poi un secondo passo per conoscere Gesù: quello della contemplazione, della preghiera per chiedere di conoscere Gesù. “C’è una preghiera bella, di un Santo: ‘Signore, che Ti conosca e mi conosca’: conoscere se stessi e conoscere Gesù”, ricorda ancora Francesco. Qui si dà questo rapporto di salvezza, rileva il Papa esortando anche a “non accontentarsi con il dire tre, quattro parole giuste su Gesù” perché, invece, “conoscere Gesù è un’avventura, ma un’avventura sul serio, non un’avventura da ragazzino”, perché l’amore di Gesù è senza limiti.

Lo stesso Paolo lo dice: “Lui ha tutto il potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare. Ha la potenza di farlo. Ma dobbiamo domandarlo. “Signore, che io Ti conosca; che quando io parlerò di Te, dica non parole da pappagallo, dica parole nate nella mia esperienza. E come Paolo possa dire: «Mi amò e si è consegnato per me», e dirlo con convinzione”. Questa è la nostra forza, questa è la nostra testimonianza. Cristiani di parole, ne abbiamo tanti; anche noi, tante volte lo siamo. Questa non è la santità; santità è essere cristiani che operano nella vita quello che Gesù ha insegnato e quello che Gesù ha seminato nel cuore.

Tutti i giorni pregare di conoscere il Signore e noi stessi

 In conclusione, Papa Francesco ribadisce i due passi per conoscere Gesù Cristo:

Primo passo, conoscere se stessi: peccatori; peccatori. Senza questa conoscenza e anche senza questa confessione interiore, che sono un peccatore, non possiamo andare avanti. Secondo passo, la preghiera al Signore, che con la sua potenza ci faccia conoscere questo mistero di Gesù che è il fuoco che Lui ha portato sulla Terra. Sarà una bella abitudine se tutti i giorni, in qualche momento, potessimo dire: “Signore, che Ti conosca e mi conosca”. E così andare avanti.