Il vangelo della 24a Domenica del Tempo Ordinario (16 sttembre 2018)

Il brano del vangelo di questa domenica si apre presentandoci Gesù che interroga per strada i discepoli e si chiude con Gesù che si rivolge alla folla. Ai discepoli chiede di riferirgli quello che si dice di lui in giro, cosa cioè di lui va dicendo la gente; alla folla, invece, detta le esigenze che sono esplicita­men­te richieste a coloro che lo vogliono seguire. Riferire quello che di­co­no gli altri sul conto di qualcuno è sempre qualcosa di poco impe­gna­­tivo. Difatti le risposte non si fanno attendere.

Ma quando Gesù chie­de direttamente ai discepoli cosa loro pensano di lui, a prendere la parola a no­me di tutti è l’apostolo Pietro che fa’ la solenne professione di fede: «Tu sei il Cristo».

Subito dopo però Pietro dimostra che l’idea che lui ha del “Cri­sto” è diametralmente opposta a quella che propone Gesù.

Infat­ti, Gesù dice “apertamente” ai discepoli che dovrà soffrire e Pietro, invece, si sente quasi in dovere di chiamare “in disparte” il Maestro per “rim­pro­ve­rarlo”.

Quante volte, pure noi, pensiamo di dare dei suggeri­men­ti a Dio, tentati come siamo di “correggere” il suo agire che non sempre siamo in grado di comprendere pienamente.

La reazione di Gesù ovviamente non si fa’ attendere e, infatti, “volta­to­si e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Gesù per voltarsi è segno che precedeva i discepoli, camminava avanti; si volta, dunque, guarda i discepoli e rimpro­ve­ra con severità Pietro.

Ma ci chiediamo: in che cosa consiste il rimprovero di Gesù?

Dicendo a Pietro «Va’ dietro a me, Sa­ta­na!» gli fa’ capire che con quel suo suggerimento dato a Gesù Pietro si è messo dalla parte di Satana che per mestiere vuole sempre dividere, separare dalla vo­lon­tà di Dio. E dicendogli  «Va’ dietro a me» gli fa capire che dev’essere lui a mettersi in una posizione di obbe­dien­te sequela del Maestro e non pre­ten­dere, invece, che sia il Maestro a seguire le sue umane indicazioni.

Gesù spiega in questo modo a Pietro che con i suoi suggerimenti dimostra praticamente di non pen­sa­re «secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Allora è chiaro che c’è modo e modo di pensare.

C’è un modo di pensare che è «secondo Dio» e c’è anche un modo di pensare che è «secondo gli uomini».

Dimostreremo concretamente di pensare «secondo Dio» nella misura in cui ci disporremo ad accogliere con docilità quanto ci suggerisce Gesù, senza avere la presunzione di dirgli noi quello che sia più giusto fare.

E, infine, cerchiamo di non dimenticarci mai che obbedire a Gesù, cioè seguirlo concretamente, è un’esperienza sì esigente ma bella, un’espe­rien­za che non s’improvvisa mai perché è sempre il frutto di un dono che va continuamente invocato e responsabilmente custodito.

p. Enzo Smriglio