Prendete il largo...

...e calate le reti!

Piano Pastorale 2003 - 2004

Presentazione di Mons. Vescovo Introduzione
Meta Generale ed Esplicitazione Motivazioni e Criteri Pastorali
1° livello: Pastorale Comunitaria 2° livello: Pastorale Settoriale
3° livello: Servizi Pastorali 4° livello: Pastorale Ministeriale
5° livello; Le Strutture Piano speciale: Visita Pastorale
Album fotografico

Presentazione di Mons. Vescovo

Carissimi,

                   ecco dinanzi a noi, a nostra disposizione, affidato ai nostri talenti e al nostro amore un nuovo dono di Dio Amore Onnipotente, opportunità inedita di grazia: l’anno pastorale 2003-2004.
Dio ama: per questo ci ha creato e, successivamente, fatto figli.
Ama tutti: per questo ci vuole tutti salvi.
Sa che siamo peccatori: per questo ci redime gratis, per mezzo di Cristo morto e risorto.
È provvido: vuole salvarci ora, non alla spicciolata ma come popolo, fatti uno con Cristo, inseriti nel suo corpo santo che è la chiesa o, per l’appunto, Cristo nella sua interezza.
La linea d’azione di Dio prende concretezza dal fatto che si cala nel tempo e si adatta alle stagioni dell’anno.
È superfluo che qui mi attardi ad indicare priorità, meta, motivazioni, criteri, metodo e a descrivere le iniziative che ci vedranno impegnati. Indicazioni e descrizione sono l’oggetto del fascicolo che vi presento.
Sento invece il dovere di ringraziarvi tutti per quanto avete già fatto in condizioni non sempre favorevoli. Gesù ci dice che altri semina e altri raccoglie. Noi seminiamo altri raccoglierà. 
Ed è certo che sarà così perché la grazia di Dio non mancherà e, peraltro, noi dobbiamo moltissimo a quelli, sacerdoti e non, che hanno seminato prima di noi nelle passate generazioni. E sento il bisogno di augurarvi proficuo lavoro per il futuro e frutti copiosi per il giorno che il Signore vorrà.
Nell’immediato saremo impegnati nella celebrazione della Settimana della Fraternità.
A proposito di questa sapremo evitare i morsi velenosi dello scoramento che blocca e il vuoto della superficialità che si accontenta delle viste per le quali, rinunciando a mettersi in questione, a cercare di aiutare i fratelli, a fare il passo necessario e possibile oggi e qui, si vive rassegnati, ci si condanna a non battere le vie nuove chieste dal mondo cambiato e a non esperimentare la gioia che viene dal prendere il largo e gettare le reti sulla parola del Maestro e Signore, nell’orizzonte della santità, animati dalla ‘simpatia’ per i fratelli, nutriti della Parola che genera la speranza, desiderosi di dare e ricevere collaborazione.
So queste mie parole valide perché altro esse non sono che eco modesta ma sentita del magistero del Santo Padre (Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte) e delle indicazioni pastorali delle chiese sorelle che sono in Italia (Annunciare il Vangelo in un mondo che cambia).
So, altresì, che le accoglierete con la disponibilità intelligente, diligente, audace, che è tratto essenziale della fisionomia della nostra chiesa pattese. 
Membra di essa, ‘noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui’ (1Gv 4,16).
Operatori con essa, non possiamo tenere per noi la ‘notizia’ che l’amore non si smentisce e non ci dimentica e, per questo, vogliamo proclamare, non con le parole ma coll’azione pastorale: ‘per la tua giustizia contempleremo il tuo volto, al risveglio ci sazieremo della presenza’ (Sl 16,15) di Dio che, creandoci, ha dimensionato a sé il nostro cuore.
Per tutti prego:
     Oh Jesu mi dulcissime,

     spes suspirantis animae,
     Te quaerunt piae lacrimae

     Et clamor mentis intimae.

Tutti affido alla protezione della Santa Madre del Signore che segna profondamente la pietà delle nostre contrade, mentre raccomando al vostro ricordo dinanzi a Gesù Sommo ed  Eterno Sacerdote i passi delle nostre comunità e il mio ministero.
Con la mia benedizione nel nome della santa e indivisa Trinità + Padre, + e Figlio e + Spirito Santo. 

Patti, 21 settembre, Festa di S. Matteo Apostolo ed Evangelista, 2003.

Introduzione

1.   A fine Giugno u.s. l’Edap ha verificato il Piano Pastorale 2002-03 e, sulla base dei dati, ha rielaborato il Piano per l’anno 2003-04, che presentiamo alla Chiesa di Patti, confidando nello Spirito del Signore nostro Gesù Cristo perché tutto sia secondo il volere del Padre celeste e a servizio della crescita del suo Regno.
Nella presente introduzione ci prefiggiamo di ricordare agli operatori pastorali, quasi come una cornice, alcuni tratti caratteristici del nostro progetto pastorale e di mettere in evidenza le priorità del presente Piano Pastorale.

La cornice

2.   La NMI affida alle Chiese locali le sfide che la storia ci presenta: *
* mostrare il volto di Cristo, 
*    risvegliare in tutti l’universale vocazione alla santità comunitaria, 
*    rispondere con un’adeguata pedagogia al diffuso bisogno di preghiera, 
*    ricentrare la vita e la missione della Chiesa nel dinamismo dell’Eucaristia, 
*    promuovere lo stile della riconciliazione come fondamento delle relazioni con Dio e il prossimo,
*    riaffermare sempre e comunque il primato della grazia, 
*    promuovere la familiarità con la Parola di Dio educando tutti al suo ascolto (nn. 29-41). 
Questa consegna Giovanni Paolo II la presenta con il plastico slogan: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione” (43), mediante un serio lavoro di programmazione pastorale ispirato e sostenuto dalla spiritualità della comunione.

3.   La spiritualità della comunione e l’impegno di educare tutti i battezzati ad essere soggetto, oltre che destinatari, della missione della nuova evangelizzazione stanno alla base del nostro progetto pastorale. Questa scelta esige inequivocabilmente un impegno di rinnovamento spirituale e strutturale, senza cui tutto rimane semplice aspirazione che produce frustrazioni e incoerenze.
Nel nostro progetto il rinnovamento ha il suo binario portante nella pastorale comunitaria (1° livello) - che comprende la pastorale della Moltitudine, delle Piccole Comunità e della famiglia - e nelle nuove strutture (5° livello), che favoriscono la comunicazione, la partecipazione e la comunione: questi due livelli rivelano e, contemporaneamente, plasmano l’identità di un popolo e quindi di una specifica Chiesa.
Più in dettaglio: grazie al ministero dei vari organismi (Consiglio Pastorale, Équipe di animazione pastorale, messaggeri, Responsabili zonali, Moderatori e Coordinatori, Commissioni per la pastorale della Moltitudine, Piccole Comunità, Famiglia…) l’insieme del popolo fa un itinerario di fede che si muove nel solco della pietà popolare. Senza nasconderci le difficoltà che questo comporta, non possiamo non valorizzare questa grande opportunità che la storia e la cultura del nostro popolo ci hanno tramandato. Occorre che uniamo le nostre forze per far sì che le espressioni della religiosità popolare divengano i passi dell’itinerario di fede della comunità, più che dei tabù intoccabili cui sottostare impotenti e rassegnati.

4.   La fede, però, ha bisogno, oltre che di un contesto culturale più ampio, di ambienti più ristretti e a misura d’uomo in cui esprimersi, confrontarsi, educarsi e coniugarsi con la vita di ogni giorno. Le Piccole Comunità si presentano come la risposta a questa fondamentale esigenza. Esse, per il fatto che si fondano sulla base del Battesimo e non su uno specifico carisma-ministero, restano ambienti aperti a tutti e sempre: non tutti, infatti, sentono contemporaneamente le stesse esigenze o non sempre possono soddisfarle quando vogliono; tutti però devono avere la possibilità e la garanzia di questo spazio in cui inserirsi nel momento che è loro possibile.
La pastorale della moltitudine e quella delle Piccole Comunità, così, assicurano il servizio alla fede dei battezzati sia nella sua esigenza di natura culturale, popolare ed ecclesiale che in quella dell’approfondimento e della coscentizzazione; nello stesso tempo la promozione di questi due livelli di pastorale creano quell’humus che garantisce efficacia ai servizi propri della Chiesa – catechesi, preghiera e testimonianza della carità – e rendono possibile lo sviluppo degli altri livelli della pastorale: famiglia, ragazzi, giovani, impegnati nel sociale e nel politico, salute, istruzione, comunicazione sociale…

5.   Un progetto pastorale, infine, non si esaurisce nelle cose e nelle azioni che programma, ma ha la sua forza soprattutto nella visione teologica ed ecclesiale che lo ispira e nella spiritualità che lo anima. Questa visione quando è orientata all’agire si traduce in criteri pastorali d’azione. In altre parole: il valore di un Piano Pastorale è tutto racchiuso nei suoi criteri operativi, che poi sono anche il punto di riferimento per verificare se ogni scelta – sia che si  tratti di obiettivi, o di semplici gesti, o di messaggi, o di organizzazione più o meno complessa – resta coerente con la visione teologica e la spiritualità ispiratrici.
Per questa ragione il progetto prevede un itinerario di formazione comune (v. 4° livello) per tutti gli operatori pastorali sulla spiritualità e sul metodo pastorale adottati, pur se commisurato secondo le esigenze e la condizione delle varie categorie.

Le priorità


6.   Un Piano Pastorale è tale nella misura in cui è globale, cioè tiene presente tutti i livelli della pastorale, e organico, cioè promuove la crescita e il cammino dell’intera Chiesa diocesana. Essendo la nostra diocesi in fase di rinnovamento strutturale e metodologico, non è possibile garantire a tutti e singoli i livelli una pianificazione specifica finché non sono state individuate, e consolidate nel ruolo, le rispettive équipe di responsabili. 
Questa situazione ci consente di operare provvisoriamente per priorità, concentrando, cioè, le energie su quei livelli che fanno da fondamento e da promozione di tutti gli altri.
Nel presente Piano Pastorale le priorità riguardano i seguenti livelli.

7.   La Pastorale della moltitudine con questi due obiettivi:
*    C
onsolidare l’impegno per “convertire” in itinerario di fede le tante espressioni della pietà popolare che accompagnano la vita delle nostre parrocchie. Attraverso l’organizzazione delle iniziative mensili, accompagnate dallo slogan, abbiamo la possibilità di far sperimentare al popolo come tale valori cristiani ed evangelici che gradualmente lo aiutano a sviluppare il senso di appartenenza alla Chiesa e di trovare nella fede, speranza e carità il senso della sua storia.
*   A
iutare le Epap a cogliere il senso e la finalità della Lettera alle famiglie e lo stretto legame che passa tra questa, lo slogan e l’iniziativa mensile di pastorale della moltitudine. In pratica: le Lettera vuole essere un breve annuncio di tipo kerigmatico della Parola di Dio, attorno a cui ruota lo slogan, nelle singole famiglie e, contemporaneamente, un invito a prendere parte all’iniziativa popolare e comunitaria del mese. Va evitato, quindi, di farne un mini notiziario parrocchiale (questo, tutt’al più, può essere allegato con un foglio a parte) 

8.
   La preparazione alla celebrazione della Settimana della Fraternità. Questo evento rappresenta un momento significativo del nostro itinerario catecumenale e la meta vera e propria della tappa kerigmatica. Tutta l’opera di sensibilizzazione della fede realizzata in varie forme nel corso di quasi dieci anni e della istituzione di nuovi organismi e strutture è stata tutta in funzione di questo particolare evento; a sua volta, esso ha come obiettivo di aiutare i battezzati della nostra diocesi a considerarsi parte viva della Chiesa e non semplici individui tenuti a osservare leggi e precetti per avere garantita l’iscrizione nelle liste della religione cattolica.
In sostanza la Settimana della Fraternità vuole essere un avvenimento di convocazione generale perché ogni battezzato faccia, in modo forte e significativo, l’esperienza di essere popolo di Dio, non in forma anonima dentro una massa di individui, ma dentro Piccole Comunità in cui sia possibile stabilire relazioni umane interpersonali sul fondamento della fede, della speranza e della carità. Per questa ragione la Settimana della Fraternità potrebbe essere chiamata anche “Avvenimento Redentore”, perché rappresenta l’inizio dell’abbattimento dei muri e delle barriere di solitudine e anonimato, prodotti dalla cultura dominante nella nostra società, e la svolta per mettere le basi per una nuova civiltà fondata sui principi evangelici dell’amore e della solidarietà.

9.    Itinerario di formazione delle Epap e consolidamento del loro ruolo. Il processo di rinnovamento pastorale avviato in diocesi ha il suo punto forza in questo nuovo organismo. È necessario, di conseguenza, rafforzare l’impegno, a livello diocesano e parrocchiale, per sostenere la formazione dei componenti delle Epap. Un apposito programma prevede un itinerario da attuarsi a livello parrocchiale, prima, e vicariale e diocesano poi, con il sostegno dell’Edap. 

10.   Un altro organismo fondamentale per il rinnovamento all’insegna della partecipazione è costituito dai Vicariati, intesi come spazi dove la comunione ecclesiale possa trovare concreta espressione nell’organizzazione di attività comuni, la formazione degli operatori pastorali e forme di cooperazione tra le parrocchie vicine. 
Mano a mano i Vicariati dovranno acquisire una fisionomia molto più ampia di quella ritenuta finora. Il programma di quest’anno prevede iniziative per sollecitare una partecipazione più attiva, continuativa e totale dei presbiteri e degli operatori pastorali.

11.    La pastorale dei Giovani e la costituzione del “Movimento diocesano Giovani”. La Commissione diocesana ha predisposto un programma di attività dei giovani da realizzare a livello parrocchiale, vicariale e diocesano con il chiaro intento di dare vita ad un nuovo organismo chiamato “Movimento diocesano Giovani”. Non si tratta di formare altri gruppi o associazioni di giovani, ma di dare vita ad un permanente “dinamismo” (è in questo senso che intendiamo il termine “movimento”) che coinvolga i giovani nella crescita della comunità. Le iniziative e le comunicazioni aiuteranno nel corso dell’anno a chiarire meglio il senso, la finalità e l’organizzazione del “Movimento diocesano Giovani”.

12.    La Consulta diocesana delle Aggregazioni ecclesiali dei laici. Sono in programma una serie di incontri con i Responsabili delle varie Aggregazioni ecclesiali per definire l’itinerario che ci porti alla costituzione di questo importante organismo di comunione ecclesiale.

Buon cammino!


13.   “È ora, dunque, che ciascuna Chiesa, riflettendo su ciò che lo Spirito ha detto al Popolo di Dio in questo speciale anno di grazia, ed anzi nel più lungo arco di tempo che va dal Concilio Vaticano II al Grande Giubileo, compia una verifica del suo fervore e recuperi nuovo slancio per il suo impegno spirituale e pastorale (…) per fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione” (NMI 3. 43).
Nel nostro piccolo, con questo progetto pastorale abbiamo semplicemente fatto una scelta per dare concretezza a questo mandato del Signore pervenutoci per bocca del S. Padre Giovanni Paolo II.
Il Signore, per l’intercessione della Vergine Santa, Madre della Chiesa e Stella della nuova evangelizzazione, ci conceda di fare insieme passi che diano gloria a Dio ed edifichino la Chiesa, e in particolare la nostra, per la salvezza del mondo.


Meta Generale ed Esplicitazione

Meta Generale

Entro dicembre 2004, tutti i battezzati e gente di buona volontà della Diocesi di Patti, in occasione del 25° della dedicazione del Santuario di Tindari, è sensibile al valore della Chiesa intesa come comunione-comunità, lo esprime in esperienze significative, periodiche e occasionali, specialmente nella “Settimana della Fraternità”, vissuta in piccoli gruppi di famiglie e attorno alla spiritualità mariana, e tutte le realtà esistenti nella diocesi convergono in questa celebrazione e la servono, grazie al buon funzionamento delle strutture di comunicazione e partecipazione.

Esplicitazione
Meta
:   intendiamo un preciso obiettivo da raggiungere nell’arco di un tempo determinato (Dicembre 2004); 
l’obiettivo
, a sua volta, indica ciò che si deve ottenere da un determinato soggetto, le modalità con cui ottenerlo e l’ambito in cui ottenerlo. Un obiettivo per essere tale deve essere qualcosa di  concreto, misurabile e verificabile, da ottenere in un tempo, anche se non cronologico . 
il fine
, in ultimo, è costituito da un valore assoluto che giustifica e dà senso a quanto si vive e si fa. Il fine della chiesa, del suo vivere e operare, è il regno di Dio e le sue esigenze.  
Insieme dei battezzati
:  tutti i battezzati in senso morale considerati come insieme culturale, popolo, comunità; non solamente, quindi, i fedeli e i praticanti (il nostro Progetto Pastorale, lo ricordiamo, vuole mettere in atto un processo di inculturazione della fede e servire il popolo nella sua vocazione alla santità).  
Persone di buona volontà
:  coloro che, aperti ai valori, si associano liberamente nella ricerca del vero e del bene.  
In occasione del XXV della dedicazione del Santuario di Tindari
:  avvenuta il 1° Maggio 1979, presieduta da S.E. il Card. Salvatore Pappalardo alla presenza dei Vescovi di Sicilia, del presbiterio e di numerosi fedeli della diocesi. Questo anniversario ci dà l’opportunità di sviluppare ancora di più la dimensione mariana della Chiesa, oltre che la sana devozione filiale a Colei che Gesù ci ha lasciato come madre e modello. In questa ricorrenza, pertanto, oltre a rinnovare l’atto di consacrazione, vorremmo presentare e affidare a Maria, come un dono, le Piccole Comunità che proprio in quell’anno andranno a costituirsi.
E’ sensibilizzato
:  l’insieme delle persone, raggiunto da proposte e inviti, viene messo nella reale condizione di superare l’indifferenza, di rispondere con la partecipazione, anche saltuaria, o più semplicemente reagendo con apprezzamenti o critiche. La sensibilizzazione di per sé si prefigge non tanto l’adesione delle persone, ma che gli organismi ecclesiali siano in grado di raggiungere tutte le persone in forma sistematica e che queste reagiscano.
Chiesa come comunione
:  la comunione  è Dio che comunica in Cristo mediante l’effusione dello Spirito Santo il suo amore. La comunione, quindi, è:  
§
evento da cogliere e contemplare nella storia;
§
vocazione della Chiesa alla santità universale nell’unità della Trinità;
§
missione e testimonianza da sprigionare nell’edificazione della comunità ecclesiale per la dilatazione del Regno di Dio. 
Nel nostro Piano Pastorale questo significa che mensilmente convochiamo la gente perché faccia un’esperienza significativa su alcuni valori esprimenti la chiesa intesa come comunione-comunità che:
·     
celebra la propria fede, 
·     
cammina verso la Patria definitiva, 
·     
interpreta la presenza di Dio nella storia
·     
narra e trasmette la fede, 
·     
si costruisce nella riconciliazione fraterna, 
·     
vive dell’amore vicendevole, 
·     
prolunga il sì di Maria, 
·     
è composta dai molti fatti uno, 
·     
condivide i beni, 
·     
si pone al servizio del bene comune, 
·     
è chiamata alla santità,
·     
è comunità di lode 
Esperienze significative
:  la sensibilizzazione, più che con la comunicazione verbale, avviene mediante iniziative e gesti compiuti comunitariamente dalle persone per esprimere un valore, normalmente annunciato dalla parola (slogan, omelia, motivazioni…)
Normalmente i gesti sono quelli tradizionali della religiosità popolare (periodiche) oppure quelli realizzati in determinate circostanze (occasionali), comunque organizzati di volta in volta in maniera tale da mettere in evidenza il valore del mese.  
Settimana della Fraternità o Avvenimento Redentore: di per sé segna il passaggio dalla prima tappa (kerigmatica) alla seconda (precatecumenale) e consiste in un’esperienza significativa di fraternità vissuta nella fede, in cui i partecipanti percepiscono la possibilità di uscire dall’isolamento e che la salvezza donataci da Dio nel Cristo si realizza nella fraternità.  
Strutture di comunicazione e partecipazione: si tratta dell’organizzazione dei rapporti funzionale ai valori suindicati, nella chiarezza dei ruoli, delle interdipendenze e delle collaborazioni. 
In pratica: Consiglio Pastorale Parrocchiale, Consiglio affari Economici, Epap, Messaggeri, Equipe di Redazione, Gruppo Catechisti, Gruppo Liturgico, Caritas Parrocchiale, Lettera alle famiglie, Zone Pastorali…


Motivazioni e Criteri Pastorali

Motivazioni

1.   La  realtà ci dice che la maggior parte della gente quando parla della Chiesa pensa al luogo di culto, al Papa, ai Vescovi, ai preti, ai religiosi, alle persone impegnate, ai servizi religiosi e, a volte, anche al sociale.

2.   Il Signore ci dice che noi, per il battesimo, non siamo più stranieri, ma familiari suoi; siamo come un tempio edificato con pietre vive che siamo noi sul fondamento di Cristo; siamo come un corpo ben compaginato in cui ogni membro opera per la crescita dell’intero organismo (cfr. 1Pt 2. Ef 4).
3.   La prima conversione da operare
è che la gente si renda conto che, in forza del battesimo e dell’appartenenza alla comunità dei credenti, è essa a costituire fondamentalmente la Chiesa e, di conseguenza, si renda disponibile a prendere parte alle Piccole Comunità.

Criteri Pastorali
[Per “criteri pastorali” intendiamo quelle leggi fondamentali che orientano l’agire in un determinato senso. È come la carta costituzionale dell’azione. Nel nostro Piano Pastorale i criteri rappresentano quelle opzioni che esprimono la coerenza tra teologia, spiritualità e pastorale in termini e in vista dell’operare. Un’azione, di conseguenza, può essere definita “evangelizzante” non quando le viene applicato questo attributo, ma solo se risponde a determinati criteri.]  
Tutta l’azione pastorale:
1.  
in relazione al tipo di azione, “deve privilegiare l’evangelizzazione missionaria, intesa come fatto permanente e sistematico, cioè come itinerario di fede:
2.  in relazione ai destinatari, “deve dirigersi e convocare sempre tutti e ciascuno in quanto portatori di una cultura;  
3.   in relazione al soggetto pastorale, “deve coinvolgere tutti i battezzati e le persone di buona volontà, ognuno secondo i propri doni, carismi e ministeri”;  
4.   in relazione alla pedagogia, “deve utilizzare il metodo del confronto tra vita e Vangelo, nelle sue diverse forme”;  
5.   in relazione alle strutture “deve essere organizzata in forma comunitaria, cioè partecipativa, dialogale, organica e pianificata”.


1° livello: Pastorale Comunitaria

(Questo livello generale si articola nei livelli specifici:
Pastorale della Moltitudine, Pastorale delle Piccole Comunità, Pastorale della Famiglia
)

1.1.   Pastorale delle Moltitudini

Meta

Entro agosto 2004, tutti i battezzati e gente di buona volontà della Diocesi di Patti, in occasione del 25° della dedicazione del Santuario di Tindari, è sensibile al valore della Chiesa intesa come comunione-comunità, lo esprime in esperienze significative, periodiche e occasionali, grazie al buon funzionamento delle strutture di comunicazione e partecipazione.


Motivazioni

1.    La maggior parte della gente quando parla della Chiesa pensa al luogo di culto, al Papa, ai Vescovi, ai preti, ai religiosi, alle persone impegnate, ai servizi religiosi e, a volte, anche ai sociali.
2.    Noi, per il battesimo, non siamo più stranieri, ma familiari suoi; siamo come un tempio edificato con pietre vive che siamo noi sul fondamento di Cristo; siamo come un corpo ben compaginato in cui ogni membro opera per la crescita dell’intero organismo (cfr. 1Pt 2. Ef 4).
3.    È necessario che la gente si renda conto che, in forza del battesimo e dell’appartenenza alla comunità dei credenti, è essa a costituire fondamentalmente la Chiesa e, di conseguenza, si renda disponibile a prendere parte alle Piccole Comunità.


Criteri Pastorali Specifici
Ai criteri o politiche pastorali generali che, come qualità che caratterizzano l’azione, devono essere tenuti sempre presenti, si aggiungono quegli altri che si riferiscono agli aspetti specifici dell’azione da compiere in questo livello:
1.   Le azioni devono essere capaci di interessare e mobilitare l’insieme del popolo.
2.   Le azioni devono corrispondere alla sensibilità e alla cultura del popolo e essere “sentite dalla gente”.
3.   Le azioni devono riscattare segni già presenti nella cultura del popolo.
4.   L’azione, in quanto segno-gesto-parola, deve toccare la totalità della persona (sensibilità, intelligenza, volontà e affettività). 
5.   L’azione deve realizzarsi in modo che sia un’autentica esperienza di fede del popolo di Dio.
6.   Le azioni devono corrispondere al momento di crescita che vive l’insieme.
7.   Le azioni devono essere realizzate in modo periodico e sistematico, con ritmo mensile.
8.   Le azioni devono potersi spiegare mediante contenuti semplici, con linguaggio diretto e affermativo.
9.   L’azione deve realizzarsi di preferenza “fuori del tempio”.


Metodologia
Nota previa
: ogni mese la gente viene convocata mediante la Lettera alle famiglie a prendere parte ad una esperienza comunitaria su un determinato valore che gradualmente avvicini alla meta dell’anno e, contemporaneamente, incida sul modo di pensare comune (evangelizzazione della cultura).
Qui di seguito vengono riportati i nuclei sui quali l’Epap di ogni parrocchia, su una bozza preparata in anticipo dall’Edap, costruisce e programma l’iniziativa mensile nei suoi dettagli anche minimi.


2003-2004

Ottobre 2003: Apertura dell’anno pastorale

Obiettivo: la gente percepisce che la chiesa è una comunità che celebra la propria fede
Gesto:
la gente dai quartieri viene al tempio con un cero spento. Sul sagrato si accendono i lumini, si rinnovano le promesse battesimali, si entra nel tempio, si intronizza il cero pasquale. Il Parroco presenta alla comunità coloro che, con vari servizi, sosterranno il cammino spirituale e pastorale della comunità: il gruppo dei catechisti, della liturgia, della Caritas parrocchiale, dei Ministri straordinari dell’Eucaristia, dell’Epap, dei Messaggeri, dei Coordinatori zonali e, in particolare, dei “visitatori”, ai quali verranno consegnati le Lettere del Vescovo e l’elenco delle famiglie da visitare. Questi gruppi, man mano che vengono presentati, depongono in forma di croce i lumini accesi davanti al cero pasquale come segno di assunzione e conferma dell’impegno di servire la fede della comunità.
Slogan:
Credi! Vivi! Celebra!  “Insieme”!


Novembre 2003: Commemorazione dei fedeli defunti
Obiettivo: la gente coglie che la chiesa è una comunità che cammina verso la patria definitiva
Gesto:

§
La notte del 1-2 novembre si mettono dei lumini nelle finestre in segno della fede nella risurrezione
§     
Nel luogo dove inizia il pellegrinaggio al cimitero si fa una motivazione, un momento di silenzio, una preghiera con il tema, poi si inizia il pellegrinaggio della comunità al cimitero, pregando il rosario e con un cartellone con lo slogan che, poi si colloca in un posto adeguato.
§     Nella messa al cimitero, un anziano, una coppia, un giovane e un bambini chiedono perdono a nome della propria categoria; al momento delle offerte i bambini offrono qualche dono ricevuto e lo offrono per bambini poveri…
§     
All’ottava messa per i defunti dell’anno previo invito dei familiari; si ripropone il messaggio; dopo la lettura dei defunti si fa un momento significativo di silenzio.
Slogan: Coi piedi sulla terra… insieme verso il cielo

Dicembre 2003 – Gennaio 2004: Celebrazione del Natale
Obiettivo:
la gente scopre che la chiesa è una comunità che interpreta la presenza di Dio nella storia
Gesto:

§     
Ogni quartiere crea un presepio secondo il tema.
§     
I giovani costruiscono un presepe nel tempio, mettendo in evidenza la grandi attese dell’umanità di oggi.
§     
La novena si svolge sul tema della chiesa (LG 8 e 9)
§     
Previa la celebrazione notturna, i bambini del catechismo fanno una recita in preparazione alla Messa, sempre sul tema
§     
I giovani  presentano un recital… in coerenza con il tema
Slogan: Nelle attese dell’umanità… lì c’è Dio!


Febbraio 2004: Candelora
Obiettivo:
la gente scopre che la chiesa è una comunità che narra e trasmette la fede
Gesto:

§     
In una domenica precedente alla festa della Candelora, il Parroco nella Messa consegna le candele con un cartoncino in cui c’è lo slogan, un breve messaggio e l’invito alla celebrazione;
§     
I bambini accompagnati dai nonni (o da qualche anziano) vanno in processione verso il tempio
§     
Si celebra la Messa, nella quale i bambini fanno delle intenzioni penitenziali; all’offertorio una coppia di genitori a nome ti tutti i genitori offrono i loro figli a Dio; alla fine della Messa i bambini vengono benedetti dal sacerdote. Poi i nonni fanno una preghiera in cui assumono l’impegno di raccontare esperienze della propria fede ai nipoti e consegnano un cero acceso ai propri nipoti.
Slogan:
Popolo di Dio, racconta la tua fede!


Marzo 2004: Quaresima
Obiettivo:
la gente riconosce che la chiesa è una comunità che si costruisce nella riconciliazione fraterna
Gesto:

§     
Ceneri: nelle Messe si impongono le ceneri con la formula: “riconciliati col fratello e credi al Vangelo”. Alla sera, dopo cena, si organizza una Celebrazione della Parola per l’imposizione delle Ceneri a coloro che non hanno potuto partecipare durante la giornata.
§     
A tutti i partecipanti alle Ceneri e ai partecipanti alle diverse Messe della 1° domenica di quaresima si consegna un foglio con un disegno che esprime il desiderio di riconciliazione (due mani che si protendono e con la scritta : per far crescere la mia comunità cristiana, voglio riconciliarmi con… )
§     
Il foglio, inoltre, viene inviato a tutte le famiglie tramite i messaggeri, assieme all’invito al via crucis del quartiere.
§     
Alla fine della via crucis i fogli vengono raccolti in un cesto e bruciati.
Slogan:
Perdona!   Cresce la comunità!


Aprile 2004: Settimana Santa
Obiettivo:
la gente sente che la chiesa è una comunità che vive dell’amore fraterno
Gesto:
 
§     
Domenica delle Palme:  nei giorni precedenti i ragazzi vanno a cercare le palme, le preparano con un cartoncino in cui viene messo il messaggio-invito e lo portano ad ogni famiglia invitandola per la benedizione. Nella Messa, dopo la comunione, si proclama, con l’ulivo in alto, qualche formula litanica di impegno. Del tema si sottolinea che l’amore, più che attendere, prende l’iniziativa verso gli altri; è così che la chiesa diviene luogo di incontro.
§     
Giovedì Santo: Nella Messa si sottolinea la lavanda dei piedi (qualche anziano, qualche coppia, qualche giovane e qualche bambino); a conclusione della Messa si consegna a ciascuno un seme di grano (*); l’adorazione al SS.mo sia organizzata in modo da coinvolgere gruppi di giovani, gruppi apostolici, gruppi per quartieri…, che a turno facciano un’ora di adorazione ciascuno (fino a mezzogiorno di venerdì), oltre all’adorazione comunitaria, tenendo conto del tema sotto l’aspetto: l’amore fraterno è tale quando gli uni si fanno servi degli altri e in questo servirsi reciproco la chiesa quotidianamente si costruisce e si manifesta.
§     
Venerdì Santo: Del tema si sottolinea che l’amore consiste nel fare il bene altrui perché è un bene per lui; la chiesa vive nella misura in cui sappiamo dimenticarci di noi stessi, morire ai nostri interessi, e far dono di noi stessi agli altri, senza pretendere niente in cambio. La celebrazione liturgica si fa come al solito. I giovani, con anticipo, elaborano un testo per la Via Crucis in coerenza con il tema; ogni sosta viene affidata a una categoria di persone: commercianti, artigiani, educatori, operai, agricoltori… A conclusione della via crucis ognuno mette il seme che ha ricevuto il giorno precedente in un vaso di terra con la scritta “chiesa – comunità”
§     
Sabato Santo: del tema si sottolinea che l’amore genera vita, dinamismo, crescita…; la chiesa è la comunità dei viventi, di coloro che vogliono trasformare il presente in meglio, di coloro che vivono nella speranza efficace di futuri migliori. Previo alla Vigilia Pasquale, i giovani organizzano un falò di preparazione alla celebrazione, con canti (tipo Taizè), messaggi... Segue la Veglia Pasquale. Il cero pasquale si intronizza nella conca germogliata.
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Domenica di Pasqua: del tema si sottolinea che la chiesa rende testimonianza della risurrezione di Cristo nella misura in cui vive dell’amore fraterno; questa è la testimonianza da trasmettere; a questa è condizionata la conversione del mondo. L’ingresso nella Messa principale si fa entrando al tempo con il cero pasquale, annunziando tre volte “la luce di Cristo”, lo si intronizza e incensa, spiegando il segno.
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Benedizione delle case: dove non è possibile al presbitero visitare le famiglie,  perché non muoia  questa tradizione si può chiedere ai ministri straordinari dell’Eucaristia e/o ai catechisti di visitare le famiglie per benedire le loro case lasciando un cartoncino con il messaggio in forma di brevissima celebrazione della Parola.
Slogan: Io mi dono!   La comunità vive!
(*)  Gesto del seme di grano:
il Giovedì santo a tutti i presenti viene consegnato un seme di grano (segno della propria vita) invitandoli a riportarlo il giorno dopo all’Azione liturgica della Passione del Signore (o, se è meglio, a conclusione della processione) per deporlo dentro un vaso pieno di terra (come segno del dono di sé); alla Veglia pasquale l’Epap o il gruppo liturgico predispone un grande vaso con i semi già germogliati (possono essere utilizzati quelli che la gente porta il giovedì, oppure preparato nel giusto tempo) come base dove intronizzare il cero pasquale (come segno della comunità ecclesiale che cresce in Cristo perché in essa ciascuno, come Lui, si dona con amore ai fratelli, o almeno si impegna a donarsi).

Maggio 2004: Mese di Maria
Obiettivo:
la gente percepisce la chiesa come una comunità che prolunga il “sì” di Maria
Gesto:
Peregrinatio Mariae – Recita del Rosario nei quartieri. Si preparano tante immagini quante necessarie per visitare tutte le famiglie che vogliono la presenza dell’immagine della Madonna.. L’immagine va accompagnata da una scheda: slogan, segno della croce, un ritornello da cantare, breve lettura biblica (Mc 3,31-34), intenzioni per ogni mistero del rosario, alla fine le litanie vengono prolungate con preghiere spontanee (tipo preghiera dei fedeli) e termina con una preghiera del padre/madre di famiglia.
In ogni casa e in ogni luogo dove si prega il rosario, si distribuisce un cartoncino o una immaginetta con su scritto “La comunità ti chiama alla Settimana della Fraternità, ci sarai?”.
Slogan: Il “sì” di Maria ora è il nostro “sì”


Giugno 2004: Corpus Domini
Obiettivo:
la gente si accorge che la chiesa è la comunità dei molti fatti uno
Gesto:

§     
Il giorno di Corpus Domini: la processione si ferma di fronte o vicino ai luoghi dove si svolgono servizi pubblici (scuola, municipio, stazione dei carabinieri, ospedale, campo sportivo…) e si fa una preghiera per la gente impegnata in essi; in ogni altarino, qualcuno prende un pezzo di un’immagine che  alla fine della processione si compone al modo di  un mosaico (*).
§     
Settimana eucaristica nei quartieri: la processione fa le fermate tenendo presente sia dove ci sono malati sia dove ci sono stati lutti…
Slogan:
Tante membra - Un solo corpo

(*) Gesto del mosaico:
L’Epap sceglie una icona del Cristo, la taglia in tante parti quanti sono gli altarini, come tasselli di mosaico, le divide una per altarino perché sia messa come sfondo o in posto ben visibile; quando la processione passa da ciascun altarino, dopo la benedizione, due persone del quartiere prendono il proprio pezzo dell’immagine e la portano collocandosi davanti al SS. mo in mezzo alla doppia fila di persone; ritornati nel tempio i vari pezzi vengono incollati sulla base predisposta precedentemente di modo che la figura del Cristo venga ricomposta.

Patrono - 2004
Obiettivo:
la gente sente che la chiesa è una comunità che condivide i beni 
Gesto:

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Nella Messa, un componente del Comitato porta all’altare una parte del denaro raccolto per la festa da destinare, come espressione della carità del popolo di Dio, verso qualche persona o famiglia bisognosa, individuata precedentemente. 
§     
La processione si svolge con alcune fermate, durante le quali tutti vengono invitati a una breve preghiera per la Settimana della Fraternità, i cui testi esplicitano il tema del mese.
Slogan:
Col poco di tutti ce n’é per tutti


Ottobre 2004: Apertura dell’anno pastorale
Obiettivo:
la gente s’accorge che la chiesa è una comunità a servizio del bene comune
Gesto:

§     
Con la lettera alle famiglie, distribuita in buon anticipo rispetto all’apertura dell’anno pastorale, si consegna una scheda con tutti i possibili servizi da svolgere in parrocchia, perché ognuno segnali quello che già svolge o quello che è disposto a svolgere. Il foglio va riconsegnato in parrocchia (o agli stessi messaggeri) almeno quattro giorni prima dell’apertura, di modo che l’Epap possa predisporre l’elenco delle persone che hanno dato la loro disponibilità.
§     
L’EPAP legge le schede e organizza i servizi tenendo conto delle disponibilità offerte.
§     
Il giorno dell’apertura, la gente dai quartieri viene al tempio portando qualcosa per la festa di fraternità. Dopo la proclamazione del Vangelo vengono chiamate le persone che hanno dato la loro disponibilità ai vari servizi; il celebrante fa un’omelia appropriata e subito dopo, secondo il rito appropriato, dà loro il mandato per il nuovo anno pastorale.
§     
Alla celebrazione eucaristica segue un momento di fraternità con i doni portati dalle varie zone.
Slogan:
Tante mani un solo cuore


Novembre: Celebrazione dei defunti e della “Settimana della Fraternità”
Obiettivo: 
la gente scopre che la chiesa è comunità chiamata alla santità
Gesto:

§     
Tutte le famiglie, mediante la Lettera alle famiglie, vengono invitate a mettere nella notte del 1-2 novembre dei lumini nelle finestre in segno della fede nella risurrezione
§     
Nel luogo dove inizia il pellegrinaggio al cimitero si espone un’icona della Trinità con davanti una grande spugna dove ognuno mette un fiore con attaccato un foglietto con i nomi dei propri defunti. Prima di iniziare il pellegrinaggio, si fa una motivazione (ricordando che a giorni la parrocchia celebrerà la Settimana della Fraternità), un momento di silenzio, una preghiera con il tema, poi si inizia il pellegrinaggio della comunità al cimitero, pregando il rosario, portando l’icona e i fiori e un cartellone con lo slogan che, poi, saranno collocati nel cimitero in un posto adeguato.
§     
Nella messa al cimitero, i responsabili dei diversi servizi che si svolgono nella parrocchia chiedono perdono in coerenza con il tema; al momento dell’offertorio vengono presentati all’altare l’icona e i fiori con i nomi dei defunti; il Presbitero nomina i defunti dell’anno, chiede un momento speciale di silenzio, poi continua la celebrazione come al solito, non senza avere chiesto a tutti una speciale preghiera per la Settimana della Fraternità.
§     
All’ottava dei defunti, viene celebrata una Messa per i defunti dell’anno, previo invito dei familiari; si ripropone il messaggio; dopo la lettura dei defunti si fa un momento significativo di silenzio e una preghiera per la Settimana della Fraternità.
Slogan:
Santi si diviene… insieme!


Dicembre 2004: Natale
(oltre la nascita di Gesù, la comunità loda Dio per la nascita delle Piccole Comunità)

Obiettivo:
la gente vive l’esperienza di essere come chiesa una comunità di lode.
Gesto:

§     
Ogni quartiere inventa un presepio secondo il tema.
§     
I giovani costruiscono un presepe nel tempio, mettendo in evidenza le motivazioni per rendere grazie a Dio, in particolare mettono in luogo ben visibile tante coccarde quante sono le Piccole Comunità che sono nate dalla Settimana della Fraternità, su ciascuna delle quali vengono scritti i nomi dei partecipanti di ognuno di esse.
§     
Anche alla porta del tempio si colloca una grande coccarda con la scritta: “una comunità di comunità”
§     
La novena si svolge sul tema della chiesa (NMI 43)
§     
Prima della celebrazione della Messa di mezzanotte, i bambini del catechismo presentano la recita che hanno preparato, sempre sul tema
§     
I giovani  organizzano un festa fraterna, in cui far passare ancora il tema.
Slogan:
Cantiamo lode a Dio!


Responsabile del piano: L’EDAP


1.2.  Pastorale delle piccole comunità

Meta
Entro dicembre 2004, tutti battezzati e gente di buona volontà della Diocesi di Patti, in occasione del 25° della dedicazione del Santuario di Tindari, sono convocati nelle parrocchie ad una “Settimana della Fraternità” da realizzare in piccole comunità di famiglie e il 15/20% ne partecipa e decide di continuare ad approfondire sia la fede che l’esperienza comunitaria, come celebrazione e offerta di impegno a Maria.

Giustificazione
1. L’itinerario kerigmatico e la sensibilizzazione che esso è riuscito a
suscitare in questi ultimi dieci anni - relativamente ai valori della persona, la riconciliazione e la fraternità-comunione - hanno il loro senso e il loro sbocco precisamente nell’esperienza comunitaria che si propone.
2.
La fede è un dono di Dio dato ai credenti in Cristo e nessuno può viverla da solo. Essa è da condividere e maturare nei rapporti interpersonali dando così luogo a delle piccole comunità di vita cristiana, analoghe alla primitiva comunità o alle chiese domestiche di cui parlano gli Atti degli Apostoli (Cap. 2 e 4).
3. L’occasione del 25° della dedicazione del Santuario della Madonna di Tindari, offre l’opportunità di motivare i battezzati e gente di buona volontà a uscire dalla chiusura nella propria famiglia, dalla sfiducia in sé e negli altri e dall’atteggiamento difensivo di fronte a tutti, per iniziare, durante la “Settimana della Fraternità”, un’esperienza di una nuova partecipazione ad una comunità di vicinato, dove, mediante l’intercomunicazione, i suoi componenti sono aiutati e stimolati a crescere nella fede e nella comunione; l’impegno, poi, di continuare l’esperienza iniziata è l’offerta, quasi un voto comunitario, del popolo in onore di Maria. Così la nostra Chiesa di Patti presenta una immagine di Chiesa-comunione che si esprime come comunità di comunità.


Metodologia
Anno pastorale 2003/2004

1
. Lunedì, 8 settembre 2003, in occasione della festa della Madonna di Tindari, il Vescovo, annuncia a tutto il popolo l’intenzione di celebrare  una “Settimana della Fraternità”, mediante una lettera a tutte le famiglie della Diocesi nella quale propone l’idea della Settimana come offerta del popolo alla Madonna di Tindari, nel 25° della dedicazione del Santuario, e comunica loro la sua intenzione di ascoltare le reazioni delle famiglie davanti alla proposta in cui tutti i battezzati saranno invitati in piccoli gruppi di famiglie a fare una speciale esperienza di comunità cristiana.
2. Venerdì, 26 settembre 2003, a conclusione dell’Assemblea Ecclesiale Diocesana, il Vescovo a Tindari dà il mandato ufficiale ai “visitatori” (ogni parrocchia manda almeno una rappresentanza).
3.
Domenica, 28 settembre o 5 ottobre, il parroco, nel corso della Messa più frequentata, dopo avere letto la lettera del Vescovo, consegna ad ogni coppia di “visitatori” l’elenco delle famiglie da visitare e il numero di lettere del Vescovo.
4. Dopo l’annuncio della Settimana di Fraternità, in ogni parrocchia si recita in tutte le Messe quotidiane (o ameno domenicali), dopo la comunione, la preghiera speciale per questo evento. La stessa preghiera viene inviata anche a tutte le famiglie.

5.
Da ottobre a dicembre 2003, si realizza la prima visita a tutte le famiglie della diocesi; si porta loro la lettera del Vescovo e si verifica se la gente accetta con simpatia e buona volontà l’idea di celebrare la settimana della Fraternità.
6.
Il 4 gennaio 2004 l’Epap con i visitatori fa la valutazione della prima visita a livello parrocchiale per verificare la reale disponibilità della gente alla futura Settimana della Fraternità. Il risultato, in forma sintetica, verrà inviato all’Edap.
7. Il 25 gennaio 2004, a livello diocesano, l’EDAP con i Responsabili delle Epap e dei Visitatori fa un incontro di valutazione della prima visita alle famiglie, di abilitazione alla seconda visita e di come procedere per la composizione e l’incontro previo dei gruppi familiari.
8. Entro febbraio 2004, a livello parrocchiale, si fa l’incontro di abilitazione dei visitatori per la seconda visita alle famiglie
.
9.
Il 25 febbraio, in occasione delle Ceneri, il Vescovo invia a tutto il popolo una seconda lettera, in cui comunica a tutte  le famiglie i risultati della prima visita, indice la Settimana di Fraternità, spiega brevemente in che cosa essa consiste e invita tutte le persone a parteciparvi.
10. In ogni parrocchia il 29 febbraio 2004, prima domenica di Quaresima, nelle Messe viene letta la lettera del Vescovo e annunciata la seconda visita.
11.
Dal primo  marzo fino al 23 maggio 2004 si volge la seconda visita alle famiglie per invitarle a partecipare alla Settimana della Fraternità in un “gruppo di famiglie” e verificare l’adesione all’iniziativa.
12.  Dal 23 al 30 maggio 2004 si realizza a livello parrocchiale un incontro dei visitatori per l’organizzazione dei “gruppi di famiglie.
13. Durante il mese di giugno 2004 si realizza l’incontro previo dei “gruppi di famiglie” perché le persone e le famiglie che hanno aderito alla proposta abbiano l’opportunità di conoscersi e di organizzarsi come “gruppo familiare”. In questa circostanza le persone vengono invitate a indicare i nominativi delle persone che potrebbero svolgere il ruolo di moderatore, coordinatore e segretario.
14.
Dal 13 al 25 settembre 2004, si realizza l’incontro previo degli animatori, moderatori e segretari, a livello parrocchiale, per prepararsi agli incontri della Settimana della Fraternità.
15. Il Movimento parrocchiale dei Giovani comincia ad organizzare i giochi popolari, e la relativa animazione, da realizzarsi a conclusione della Settimana della Fraternità.
16.
Durante il mese di ottobre si realizza un secondo incontro previo dei “gruppi di famiglie” allo scopo di riprendere familiarità dopo la pausa estiva e verificare eventuali novità.
17.  Entro la fine ottobre 2004 si annuncia a tutta la gente quanti “gruppi di famiglie” si costituiranno nella parrocchia per la celebrazione della Settimana della fraternità.
18. Nei mesi di ottobre e novembre le Epap e tutti gli altri responsabili preparano nei dettagli la Settimana della Fraternità
19.  Dal 21 al 28 novembre 2004 in tutte le parrocchie si realizza la “Settimana della Fraternità”.
20.  Il 7 dicembre a Tindari tutte le Piccole Comunità che si sono formate nelle parrocchie fanno l’atto di affidamento alla Madonna.

Nota:
Ogni passo di questo piano verrà, di volta in volta, sostenuto e guidato dall’Edap con opportuni suggerimenti e sussidi adatti, al fine di garantire il cammino comune e il coordinamento per il sostegno a chi verrà a trovarsi in difficoltà. L’Edap, inoltre, resta a disposizione per ulteriori chiarimenti e sussidi che le parrocchie richiederanno nel corso della preparazione alla Settimana della Fraternità.
Da gennaio 2005 iniziano gli incontri mensili dei piccoli gruppi di famiglie.


Responsabile del piano: L’EDAP


1.3.   Pastorale della Famiglia

Meta

Entro giugno 2004, la Commissione diocesana di Pastorale della Famiglia è stata costituita e, dopo l’analisi della situazione, ha stabilito un piano d’azione al servizio della famiglia intesa come comunione/comunità, chiamata alla santità.


Motivazioni
1.
La crisi delle relazioni, propria del nostro tempo, si esprime più marcatamente nelle coppie di sposi già dall’inizio della loro vita.
2. Il Signore ha voluto, mediante il sacramento del matrimonio, essere Lui stesso l’unione della famiglia; anche per essa vale “dove dono due o tre riuniti nel mio nome lì sono io”
3. La Chiesa deve offrire punti di riferimento e servizi perché le coppie scoprano, alla luce del Vangelo, il senso dei loro rapporti a partire dalla loro stessa esperienza.


Criteri Pastorali specifici
1. L’azione pastorale in favore delle famiglie deve aiutarle a fare della vita coniugale e familiare, nei suoi momenti caratterizzanti, un cammino di fede armonizzato con quello della pastorale delle moltitudini.
2. L’azione pastorale in favore delle famiglie deve essere un’esperienza spirituale di confronto fra fede e vita, di preghiera e di impegno nella comunità civile ed ecclesiale.
3. L’azione pastorale deve essere fatta in modo tale che le famiglie stesse ne siano soggetto e i poveri e i semplici si sentano a loro agio.
4. L’azione pastorale deve essere realizzata prevalentemente da coppie che possono offrire la loro testimonianza di ricerca della fede.

Metodologia
Anno 2003/2004
1. 
Entro novembre 2003, il Vicario per la Pastorale, d’accordo con il Vescovo, sceglie almeno 6 coppie e un presbitero assistente per promuovere dei servizi alle coppie e famiglie per la loro crescita umana e cristiana verso la santità/comunione
2.
Entro dicembre 2003, la nuova Commissione, con l’aiuto del Vicario per la Pastorale, riflette sul proprio ruolo
3.
Entro gennaio 2004, la nuova Commissione, con l’aiuto del Vicario per la Pastorale, prende in esame l’analisi e diagnosi delle famiglie della diocesi e fa una sua riflessione in termini operativi.
4.
Entro marzo 2004, la Commissione elabora un piano operativo del tipo di pastorale scelta per una specifica tipologia di famiglia da attuare a livello parrocchiale o vicariale.
5.
Entro giugno 2004 in almeno due o tre vicariati la Commissione ha organizzato e realizzato un primo incontro per la tipologia di famiglia prescelta.

Nota
: una volta ottenuta la formazione di una Equipe di 3/6 coppie nella prima Vicaria Foranea, la Commissione continua a fare lo stesso nella seconda Vicaria e così successivamente. Dopo le prime esperienze essa si suddivide in due Equipe che faranno la stessa cosa, con l’aiuto di qualche persona per i servizi logistici. Quando si arriva all’ultima Vicaria, una delle due Equipe della Commissione diocesana, inizia allora un processo simile con la preparazione, organizzazione e realizzazione dell’incontro per un’altra tipologia di famiglia.

Responsabile: il Vicario per la Pastorale e la Commissione per la Pastorale Famigliare.

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EDAP = Equipe Diocesana di Animazione Pastorale
EPAP = Equipe Parrocchiale di Animazione Pastorale