Indirizzo di saluto di don Cirino Versaci per il centesimo Compleanno di Don Antonino Torre

Entrando nella celebrazione della santa Eucaristia mi sia permesso, a nome del Vescovo Mons. Giombanco, oggi impedito, dell’Arcivescovo Mons. Ferraro illustre ed amato ospite della nostra Casa, del Direttore della Casa del Clero, dei Sacerdoti residenti, del Personale e di tutti i Confratelli che abitano e servono l’onore della Santa Vergine qui a Tindari, di rivolgere un cordiale ringraziamento a vostra Eccellenza mons. Giovanni Accolla, ai reverendi Confratelli Sacerdoti, alle Religiose, alle gentili Autorità, ai Familiari del festeggiato, a tutti i presenti e soprattutto a Lei, caro Don Antonino.

La sua presenza, quasi ventennale, a Tindari ha reso fraterna, condivisa e affettuosa l’amicizia sacerdotale fra di noi, oltre i confini dell’appartenenza diocesana; e questo vincolo di comunione ecclesiale, come sappiamo, grazie alla presente Concelebrazione, raggiunge ora

il vertice sacramentale, attingendo alla stessa carità di Cristo.

Oggi celebriamo, con la sua ricorrenza centenaria, più che una data da calendario, la storia di una chiamata; la sua vita è, infatti, racchiusa e compiuta nella sua vocazione sacerdotale. Lei viene dalla benedetta umiltà di una famiglia dignitosa, laboriosa e credente, nella quale la gioia della fede in Gesù è stata sempre di casa. La voce del Signore l’ha raggiunta all’interno di questo contesto di vita, segnato dalla grazia e dalla preghiera; eppure, noi sappiamo che il dono della chiamata alla fede e al sacerdozio non sono mai semplicemente il prodotto di una predisposizione naturale, ma la risposta a un appello del Signore che deve essere ascoltato e accolto.

Nelle varie tappe del suo ministero Lei, caro Padre Torre, ha raggiunto la pienezza della sua umanità di fratello e di sacerdote. Quello che siamo, quello che saremo, dipende, infatti, in larga misura dall’incontro con gli altri, da chi incontriamo e da come incontriamo.

In virtù dell’educazione ricevuta in famiglia, dell’insegnamento in Seminario, dell’esempio luminoso degli educatori, dell’alta fisionomia spirituale e pastorale di monsignor Angelo Paino, l’arcivescovo che l’ha ordinato, e poi attraverso le strade del ministero sacro, Lei ha imparato a desiderare e a incontrare il volto di Gesù per servirlo nella vita dei fratelli e delle sorelle che la provvidenza le ha messo accanto. Ha annunciato la Parola e ha edificato la Chiesa, servendola, in forme e modalità differenti, in questi 100 anni. Ha dischiuso nelle anime lo spazio per Cristo, convocando al suo Banchetto uomini e donne, perché ricevessero l’alimento della fede; ha imparato presto a lavorare per la Chiesa e ha dedicato i migliori suoi anni, anzi tutta la sua vita, all’esistenza sacerdotale; e in questo modo Lei ha aperto la porta a una vita nuova, ha costruito e ricostruito la casa della fede e della grazia in modo che brillasse nelle anime la luce del Risorto.

Dopo aver percorso, come pellegrino, le strade del mondo e dopo aver udito e conosciuto, come assetato esploratore, le lingue e le culture più disparate della terra, come spesso ci ricorda amabilmente, ormai da più anni è venuto presso la casa di Maria, la Madre di Dio, che ci custodisce in questo nostro splendido Santuario. Eppure, la sontuosità delle linee e la luce dei colori di questo sacro edificio non riescono a celare quell’intimità familiare che tale luogo per vocazione assicura soprattutto a vantaggio dei Sacerdoti. Infatti, l’opera svolta nei vari luoghi di servizio pastorale, e che ormai Lei ha alle spalle, qui a Tindari risulta, in qualche modo, compiuta, nel senso che non è esaurita, ma si è profondamente radicata nella dimora di Maria, in compagnia con altri Confratelli.

Anche se si tratta di una casa per ospiti avanti in età, chi abita con Maria non è mai su una strada marginale, non è mai a riposo; l’angolo nel quale troviamo Maria è sempre l’angolo giusto dove siamo a casa nostra. Nel mistero dell’Incarnazione, centro della redenzione e  della nostra fede, è straordinario proprio questo: che Dio da quel momento, abbia voluto avere una Mamma, che ora è nostra e presso di Lei, come famiglia di Dio, noi siamo completamente a casa nostra. Pertanto, chi è presso Maria può guardare avanti, anche negli anni ormai avanzati della propria vita; quando siamo in sua compagnia siamo al sicuro e non abbiamo bisogno di voltarci indietro nostalgicamente perché il futuro sembra più corto. Maria, che è passata attraverso la mortalità senza essere corrotta, ci mostra la vita nella sua totalità. La Vergine ci insegna, quindi, che non è importante essere qui o li, ma vivere sempre con Gesù, suo figlio.

Nella preghiera mariana della Salve Regina chiediamo che volga a noi i suoi occhi misericordiosi e ci mostri dopo questo esilio Gesù, il frutto Benedetto del suo seno. Questa preghiera ci insegna che siamo completamente a casa nostra quando siamo con il Signore e che quaggiù, come afferma Eb 13,14, non abbiamo una città stabile ma andiamo in cerca di quella futura. Così, per Lei e per noi preghiamo Maria, perché volga i suoi occhi misericordiosi e ci mostri Gesù.

Le diciamo grazie, caro don Antonino, per aver mostrato nella sua vita Gesù a così tante persone e perché continua a testimoniarlo fra di noi, col suo stile garbato, col suo ordine rigoroso, con la sua disponibilità generosa, e anche col suo abito e con la sua preghiera. L’uno

e l’altra sono divenuti la sua seconda pelle. E così Lei si ricorda e ci ricorda che non appartiene

più solo a sé stesso, ma che la sua vita è di Cristo. Con Lei e per Lei oggi preghiamo affinché possa sempre vedere, additare e amare il Signore Gesù e consumare questa vita con Cristo in pienezza. Grazie e auguri nel Signore.

don Cirino Versaci