Assemblea Ecclesiale Diocesana: l’omelia del Vescovo Guglielmo

Carissimi Fratelli e Sorelle,

1. La nostra Chiesa diocesana questa sera vive ancora una volta l’esaltante espe­rien­za di comunione per ritrovarsi seduta alla stessa mensa con Gesù che apre le menti all’intelligenza della Parola e fa ardere i cuori.

            Siamo giunti qui dalle diverse parti della Chiesa diocesana, abbiamo per­cor­so un cammino per ritrovarci insieme e da qui dobbiamo ritornare, nei nostri vissuti ecclesiali, con il desiderio di camminare insieme e con la certezza che il Signore segue i passi del nostro cammino. È bello pensare che Gesù cammina con noi e si accosta senza imporre il suo passo, ma si adegua al nostro per aitarci a capire che la strada dobbiamo percorrerla noi portando nel cuore domande e speranze e sempre guidati dallo Spirito.

Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato narra il ritorno due discepoli a Em­maus. Sono sfiduciati e stanchi perché dopo la morte di Gesù ogni loro speranza è svanita. Eppure sono persone che hanno ascoltato la Sua Parola, per tre anni lo hanno accompagnato nelle strade della Galilea. Lungo la via mentre discutono Ge­sù si accosta a loro ma i loro occhi sono impediti a riconoscerlo.

Che cosa impedisce ai discepoli di riconoscere Gesù? Certo non è Gesù che deve cam­biare il volto, ma sono i discepoli che devono cambiare il loro modo di vedere la Sua storia. Difatti il gesto che apre i loro gli occhi e li riporta al passato, alla vita di Gesù terreno è raccolto nello spezzare il pane e nel ricordo del dono della vita da parte di Gesù sulla croce. Il discepolo che ha capito questo non ha più bisogno di vedere il Signore, infatti Gesù sparisce allo loro vista. Una volta rico­no­sciuto, il Signore sfugge al possesso e ormai il discepolo sa quali sono i tratti essenziali che identificano la presenza di Gesù e quale sia il luogo in cui incontrarlo. Da quel momento ogni volta che si vive insieme il gesto di annunciare la Parola e di spezzare il pane si incontra Gesù, si avverte la Sua presenza e si fa esperienza di comunione nella fede.

2. Ciascuno di noi vive la vita come un cammino che è segnato da precise esigenze che suscitano tante domande nel cuore e alle quali si può rispondere solo se le domande diventano vita. Sono esse che invitano a chiedersi quale è il senso di ciò che accade. La ricerca di senso sia dal punto di vista personale che comu­ni­tario, di ciò che siamo, di quello che facciamo come comunità ecclesiale, apre sempre nuove strade nel cammino. La ricerca riaccende nel cuore umano la spe­ran­za soprattutto quando essa sembra spegnersi e così cominciano a nascere in profondità le domande: Perché? Com’è possibile? Quale è il senso del cammino? Dove siamo diretti? Quando le domande premono ci si mette in cammino, per questo è necessario alzarsi da quel torpore abitato dall’inerzia e dalla delusione e mettersi in cammino con la certezza nel cuore che non siamo soli, il Signore cammina con noi, anche se facciamo fatica a riconoscerlo.

Ogni vita è un cammino e l’esperienza del camminare apre dinanzi a noi nuovi orizzonti umani ed ecclesiali. Camminare è una metafora che ci aiuta a capire meglio la nostra vita umana, ma anche la nostra vita di credenti. Gli Atti degli Apostoli ci dicono che prima ancora di essere chiamati “cristiani” siamo stati chia­mati “quelli sulla strada”. Siamo sempre sulla via, facciamo a volte fatica a cam­minare, ma siamo sempre sulla via, e sulla via possiamo incontrare anche l’Altro, lo sconosciuto che mentre si rivela invita ad uscire da stessi, dalle proprie chiusure per aprirci ad una Presenza che scalda il cuore ed invita a credere l’im­pos­sibile.

3. Un altro aspetto del racconto che disidero sottolineare è che Gesù si pone accanto ai discepoli in cammino con un atteggiamento di ascolto.

L’ascolto è determinante in ogni nostro incontro perché chi ascolta non impone la sua presenza, ma rispetta la libertà dell’altro e insieme vive relazioni che costruiscono la comunione. Gesù a due discepoli si accosta e ascolta, ma non im­pone, pone loro delle domande per aiutarli a fare memoria delle Sue parole e ri­trovare la speranza ormai morta nel loro cuore.

Da quel dialogo sulla strada si passa all’accoglienza di Gesù e alla richiesta perché Egli resti sempre con loro. Lo invitano ad entrare nella loro casa e a sedere al­la loro mensa. Appena Gesù pronuncia la benedizione e spezza il pane lo ri­co­noscono, il loro cuore arde e di tutto ciò diventano testimoni perché in loro si è riaccesa la speranza nella Risorto. L’episodio di Emmaus consegna al nostro cammino ecclesiale tre atteggiamenti: incontro, ascolto, accoglienza.

4. Carissimi, con questa Assemblea stiamo muovendo il primo passo di un cam­mi­no sinodale che inizieremo ufficialmente domenica prossima. Sinodale signi­fi­ca percorrere un “cammino insieme” cioè incontrarsi, ascoltarsi e accogliersi per mettere in evidenza che il nostro “camminare” deve trovarci disposti a narrare le proprie esperienze umane e spirituali, a condividere iniziative pastorali, con sincerità e naturalezza, senza voler evidenziare differenze o creare spazi riservati solo ad alcuni, ma  solo con l’intento di esprimere la gratitudine e lo stupore per i passi che riusciamo a compiere insieme con l’aiuto dello Spirito e liberarci dai nostri timori, da chiusure e paure. Gli appuntamenti sinodali ci daranno la pos­si­bi­lità di incontrarci per ascoltarci, per pensare e confrontarci per maturare le scelte necessarie ad una feconda attività evangelizzatrice. Un cammino che dovrà coin­volgere tutti i battezzati perché la partecipazione alla vita ecclesiale è un’e­si­gen­za della fede battesimale che rende tutti i membri del popolo di Dio uguali nella dignità di figli di Dio.

La Provvidenza apre dinanzi a noi una nuova strada perché le nostre comunità diventino sempre più luoghi comunitari di crescita nella fede, dove il Vangelo rag­giunge il cuore di tutti, dove le relazioni siano aperte superando la logica di gruppi blindati sulle loro certezze ed elitari; dove si cresce insieme attraverso l’ascolto e il dialogo

Siamo tutti chiamati a vivere questo cammino come un tempo di grazia nella gioia del Vangelo per imparare a conoscere la realtà della nostra Chiesa non come l’abbiamo pensata noi, ma come l’ha sognata Dio. San Paolo ai corinzi così scri­ve­va: “se qualcuno crede di conoscere qualcosa, non ha ancora imparato come bisogna conoscere”! (1Cor 8,2).  Negli snodi della vita, soprattutto quando ci si sen­te disorientati e lontani da Dio, quando non si comprende più quale sia la strada giusta, allora bisogna fermarsi e smettere di ritornare sulle solite cose per ri­partire con nuovo slancio ecclesiale. Tornare alle mentalità di prima ci con­dan­nerà alla stoltezza. Nello smarrimento, Dio si ritrova proprio nell’ultimo posto in cui saremo andati a cercarlo.

Il cammino sinodale non è un punto di partenza, ma esso si comprende solo vi­ven­dolo, lasciandosi guidare dal passo di Cristo che fa ardere il cuore e invita ad al­zare lo sguardo al futuro.  Sarebbe bello se tutti ci facessimo “lievito sinodale” non solo in chiesa, ma anche nelle comunità religiose, nelle famiglie, nei gruppi ec­clesiali, negli ospedali, nei luoghi di lavoro, nella scuola per esprimere la vicinanza di Cristo che si accosta ad ogni uomo perché ritrovi il senso della vita.

          5. Oggi sono tante le strade di Emmaus che incrociano i cammini esisten­zia­li e dove incontriamo uomini e donne stanchi e delusi, con il volto triste e con il cuore appesantito dall’incertezza per il futuro. Avvertiamo in loro un bisogno strug­gente di dare un senso pieno all’esistenza. I due discepoli di Emmaus sono la metafora degli uomini di ogni tempo, uomini con il cuore ferito, ma non chiuso. In loro, però, c’è sempre uno spiraglio che permette alla luce della fede di pe­ne­tra­re nei loro cuori e di dare un senso e una direzione nuovi alla vita.

Continuiamo il nostro cammino desiderosi di essere sempre più Chiesa guidata dallo Spirito del Risorto, popolo in cammino che crede nella forza della comu­nione che rende viva la vita ecclesiale. Chiesa capace di promuovere il discer­ni­men­to maturato nella preghiera per restare fedele a Dio e all’uomo e per crescere nella carità vicendevole. Ascoltiamo lo Spirito: è Lui la nostra forza, il motivo del­la nostra speranza, il segreto della nostra perseveranza. Maria SS., donna at­ten­ta alla voce dello Spirito ci prenda per mano e ci guidi a testimoniare il Van­ge­lo con il cuore che arde perché abbiamo incontrato e riconosciuto il Risorto lungo il cammino. Amen!