Come ogni grande composizione musicale è preceduta di solito da una ouverture che anticipa il tema che sarà sviluppato nel corso dell’opera, allo stesso modo il primo versetto del primo capitolo Vangelo di Marco, che ci accompagnerà lungo il corso del nuovo anno liturgico, ha il valore di una vera e propria solenne ouverture che in nuce già contiene ciò che sarà narrato nei successivi capitoli. L’evangelista parla di un “inizio” (arché) che richiama sia il principio di tutto nel momento della creazione, nel libro della genesi, sia “in principio” del prologo giovanneo che la liturgia ci farà ascoltare nel giorno di Natale. In Gesù ci troviamo di fronte ad un nuovo “inizio” che è nello stesso tempo anche il pieno compimento di ogni promessa di salvezza. Questo nuovo inizio è il “vangelo di Gesù”, cioè il lieto evento e la buona notizia che da due mila anni rimbalza in ogni angolo del mondo per esplicito mandato di Gesù che ha incaricato i suoi discepoli di diffonderlo in tutto il mondo. In Gesù e con Gesù si può, dunque, iniziare nuovamente; è possibile ripartire, riprendere il cammino con il cuore ricolmo di speranza.
Appunto per questo il Vangelo di Gesù che è il Cristo, cioè l’unto, il Messia, non potrà mai essere equiparato a qualcosa di stantìo, di sorpassato e meno che mai di noioso e stancante. In quanto “Evangelo” tutto ciò che riguarda la persona di Gesù è – e non potrà che essere per sempre – fonte di indicibile gioia e garanzia di autentica e piena realizzazione di ogni umana aspira-zione. Gesù nulla toglie perché Lui tutto dà, in quanto “Figlio di Dio”.
Per dirla con le parole degli Atti degli Apostoli: “in Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (17,28). In questo cammino di Avvento, ogni anno, incontriamo nella seconda tappa domenicale l’austera figura di Giovanni Battista che si fa banditore dell’esigenza di un sincero cammino di conversione per andare incontro al Signore che viene, ma nello stesso tempo il Battista non intende togliere spazio a Colui che è l’atteso delle genti e nei riguardi del quale proclama espressamente: “Viene dopo di me colui che è più forte di me…”.
Gesù è presentato da Giovanni come colui che “viene” e come colui che “è più forte”. Viene dopo di lui ed è più forte di lui. Il Battista ha dunque il senso della misura, sta al suo posto e non occupa un posto che non gli spetta.
Facciamo in modo che lo stile di Giovanni diventi lo stile di tutta la nostra vita. Avremo pure noi come il Battista il desiderio che Gesù sia riconosciuto, accolto e seguito. E anche noi, come il Battista, capiremo che sarà bene ‘metterci da parte’ per evitare che il posto che spetta a Gesù sia occupato solo da Lui e da nessun altro.
p. Enzo Smriglio