Il Vangelo della 2a Domenica di Natale (5 gennaio 2020)

La liturgia della 2a domenica dopo la solennità del Natale del Signore ci fa riascoltare la stupenda pagina del prologo dell’evangelista Giovanni. Una pagina che non finiremo mai di contemplare e meditare per l’inesauribile ricchezza di insegnamenti in essa contenuti. Riascolteremo così la suprema rivelazione della dignità di ogni persona umana e della singolare preziosità di ogni uomo. Infatti, con l’incarnazione dell’unigenito Figlio di Dio che si è fatto “carne” nel seno della Beata Vergine Maria, il disegno misterioso di Dio sull’umanità si è pienamente e definitivamente svelato. San Giovanni ci dice che a chi accoglie il Verbo fatto carne viene donato il potere di diventare figlio di Dio. La Parola che è all’inizio (al principio) di tutto, per mezzo della quale tutto è stato fatto e senza della quale nulla è stato fatto di ciò che esiste, ponendo la sua tenda in mezzo agli uomini ha fatto sì che la vita stessa di Dio fosse principio di vita per ogni uomo e ogni donna che l’accoglie. Per dirla con la forza sintetica di Sant’Agostino, “il Figlio di Dio si è fatto uomo, perché gli uomini si facciano figli di Dio”. E nelle nostre comunità in queste settimane chissà quante volte abbiamo cantato: “Dio si è fatto come noi per farci come Lui”. Ecco la sublime verità che celebriamo nel Natale del Signore. Ecco il salto di qualità mai prima pensabile. Ecco ciò che accade a Natale. Gesù nasce perché anche io possa nascere. Perché possa nascere nuovo, diverso, “dall’alto”. Allora é chiaro come in Gesù cielo e terra si sono finalmente abbracciati. E come scrive p. Ermes Ronchi “nessuno potrà dire: qui finisce l’uomo, qui comincia Dio, perché creatore e creatura si sono abbracciati e in quel neonato, a Betlemme, uomo e Dio sono una cosa sola”. Continuiamo a contemplare il mistero della incarnazione di Gesù e ci accorgeremo che non potremo fare a meno di adorare nello stesso tempo la sublime ‘condiscendenza’ di Dio che in Gesù non ha avuto paura di abbassarsi fino a farsi uomo per rialzarci alla sublime dignità di figli. Noi col peccato ci siamo allontanati da Lui e Lui, in Gesù ci ha raggiunti, abbracciati e redenti. Questa gioiosa contemplazione ci riempirà il cuore di quel santo stupore che faceva ripetere a Sant’Agostino “Poteva esserci misericordia verso di noi infelici maggiore di quella che indusse il Creatore del cielo a scendere dal cielo e il Creatore della terra a rivestirsi di un corpo mortale?”. Chiediamo al Signore di renderci capaci di una tale grata contemplazione e in questo modo comprenderemo finalmente come il Natale è davvero la festa della infinita Misericordia di Dio.

p. Enzo Smriglio