Il Vangelo della quarta domenica di Pasqua (12 maggio 2019)

La quarta domenica di Pasqua è chiamata la Domenica del Buon Pastore e in coincidenza con questa domenica così denominata si celebra in tutto il mondo la giornata di preghiera per le vocazioni, istituita dal Santo Pontefice Paolo VI nel 1964.

La pagina di Vangelo di questa Domenica è brevissima, ma assai densa.

È sotto gli occhi di tutti il periodo di grande turbamento che si sta vivendo nel mondo a motivo della crudele ferocia manifestata dagli atti terroristici che seminano morte e terrore in mezzo a tanta gente inerme e innocente. Come non pensare per esempio ai nostri fratelli nella fede dello Sri Lanka. Tutte le volte che veniamo raggiunti da notizie dolorose, ci si stringe il cuore e umanamente avvertiamo un senso di vero e proprio smarrimento.

In mezzo a questo diffuso senso di paura generalizzata, nella brevissima pagina di Vangelo di que­sta domenica, per ben due volte di seguito, Gesù ci comunica una certezza che viene a riempire il cuore di un’indicibile serenità.

Gesù, parlando di sé come il Buon Pastore che conosce una per una tutte le sue pecore, ci viene a dire: “nessuno le strapperà dalla mia mano”. E per convincerci di ciò aggiunge: “Il Padre che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre”.

Niente e nessuno potrà mai strapparci dalla mano di Gesù e dalla mano del Padre.

Non di rado, quasi per farci coraggio, di fronte a determinate situazioni critiche che possono arrivare a farci cadere in una prostrazione profonda, ripetiamo gli uni gli altri “siamo nelle mani di Dio”. Facciamo di tutto per non ridurre questa espressione ad un semplice modo di dire, quasi una specie di proverbio popolare come per esempio “rosso di sera bel tempo si spera”.

Il rasserenante riconoscimento che siamo nelle mani di Dio sia illuminato dalla forza contenuta nei due versetti della breve pagina di Vangelo che abbiamo richiamato; nello stesso tempo, sapere che niente e nessuno potrà mai strapparci dalla mano sia di Gesù che del Padre, non può che incoraggiarci a fare la nostra personale professione di fede nell’onnipotenza dell’amore di Dio che tutto guarda e tiene nelle sue mani.

Tutti siamo chiamati da Dio perché tutti siamo da lui amati.

Il Signore chiamandoci alla vita ci ha fatto dono di una personale vocazione.

Nessuno è privo di una chiamata da parte del Signore.

La vita ci è data per scoprirla questa chiamata, per accoglierla e soprattutto per viverla.

A nostra volta cerchiamo di fare in modo che ognuno possa essere messo nella condizione di poter scoprire, accogliere e vivere la propria personale vocazione.

Così soltanto saremo davvero messi nella condizione di poter realizzare pienamente la nostra vita, scoprendoci eternamente amati da Dio che chiama proprio perché ama.

E chiama tutti perché tutti ama.

p. Enzo Smriglio