Atti del Convegno

Servizio e Impegno in Politica

Rocca di Caprileone, 20 marzo 2004

Il saluto di Sua Ecc. Mons Ignazio Zambito

Carissimi, ho, talvolta, avuto modo di significarvi quanto preziosa sia per me ogni opportunità d’incontrarvi.
Ciò sia in rapporto alle vostre persone sia per il ruolo che per scelta vostra e per mandato del popolo esercitate a vantaggio delle nostre comunità.
Mi è poi sempre molto gradito esprimervi vivissima gratitudine per le tante manifestazioni di simpatia che, nella mia persona, esprimete per la Chiesa.
Si inscrivono nella gioia di incontrarvi le piccole iniziative che mi è stato dato di mettere in cantiere e portare a compimento nell’espletamento del mio ministero a Patti; tra queste l’incontro di oggi.
Vi ringrazio di avere accettato il mio invito e di essere qui.
Ci tengo che sappiate che il vescovo non giudica ma apprezza, non sta a guardare ma desidera offrire opportunità di riflessione perché possiate prendere le non sempre facili decisioni inerenti al vostro ruolo con illuminata competenza.
Con rinnovata gratitudine e stima  grandi  che vorrete estendere alle vostre famiglie e alla cittadinanza che rappresentate e servite.

La relazione di Don Gino Moro

I.  ACCANTO ALL'ESSERE UMANO CHE È IN VOI E IN TUTTI ...    

1.  Cosa vuol dire mettersi accanto a voi come esseri umani?
Vuol dire creare uno spazio di confronto e di crescita.
Quando nasciamo rappresentiamo solo “un dato”, una possibilità aperta, una evoluzione possibile. Non nasciamo compiuti, ma per cercare il compimento.
E siccome nasciamo non da noi stessi ma da quella “città” o polis embrionale che è la coppia dei nostri genitori, circondati dalla nostra parentela  e siccome nasciamo in una terra e in un ambiente, il compimento di noi stessi si dà solo se si accompagna al compimento della nostra terra e della nostra comunità.
Però quando diciamo “voi”, pensiamo anche a tantissimi altri - forse i vostri stessi figli e amici - che non si interessano in senso tecnico della cosa pubblica, ma che attendono di essere chiamati nella “vigna della passione politica” come vocazione umana, al di fuori e al di sopra dei partiti e degli schieramenti.
È a voi e a questa gente che vogliamo essere accanto perché non muoia la vocazione politica che è costitutiva della dignità umana.

2.  Mettersi accanto a voi, indica in noi la volontà di appassionarci per quei continui superamenti che concretizzano la crescita umana, soprattutto se vista in questa rete di relazioni con la terra e i suoi beni e con la comunità - piccola o grande - e i suoi beni.
Continui superamenti: non ha altro nome imparare a vivere. Senza questo continuo rinascere veniamo risucchiati all’indietro e restiamo promesse non mantenute, speranze non realizzate, semi e fiori non divenuti frutti.
Qui è il punto: diventiamo noi stessi in un continuo superamento delle situazioni di partenza. Senza questa disponibilità ad “andare oltre”, i nostri ideali avvizziscono e i nostri orizzonti si rimpiccioliscono: la terra diventa suolo arido, non giardino, non campo coltivato; le nostre relazioni si immiseriscono e diventiamo aridi, burocrati della socialità, poveri di calore; non stabiliamo patti di amicizia e di pace.
Vorremmo esservi vicini perché non solo l’infanzia sia l’età degli apprendimenti e delle scoperte, ma lo sia soprattutto e in progressione geometrica l’età adulta e la maturità.
La nascita non è un fatto unico e iniziale della vita umana, ma un carattere distintivo permanente. Nasciamo per rinascere infinite altre volte.
Come chiesa  vogliamo essere accanto a voi e a questi moltissimi altri per favorire che non muoia in voi e in loro la passione per le sorti dell’umanità.

3.  Mettersi accanto a voi perché possiate non solo abitare, ma capire il mondo in cui abitate e - superando scetticismo e presunzione – descrivere e interpretare la storia di cui siamo parte. Oltrepassare le informazioni e la tirannia delle opinioni, per avvicinarsi in  gradi provvisori e crescenti di comprensione intelligente al senso della nostra storia.
Senza questo superamento delle visioni approssimative e parziali, per dare ragione a noi stessi dei caratteri della storia umana attuale, non possiamo uscire dallo stato di gregari e di soli clienti.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza". 

La prima virtù è questa serietà conoscitiva. La prima forma di governo della storia è esercitare insieme l’attenzione ai fatti e la prima forma di guida politica è cercare insieme ipotesi di interpretazione globale del  nostro momento storico.
Come chiesa vogliamo essere accanto a voi e a questi moltissimi altri offrendo spazi liberi per discutere la società, farsi idee mature sul mondo ed esercitare la capacità di giudizio critico sui fini della attuale società.

4.  Mettersi accanto a voi perché, dopo aver descritto e capito in un certo modo  il mondo in cui vivete, possiate arrivare a prendere decisioni che nascano dalla vostra coscienza, superando la paralisi dell’indecisione e della indeterminatezza.
Niente umilia di più le nostre persone che non saper fare della nostra sola coscienza la fonte delle nostre scelte storiche.
Niente ci disumanizza di più che fare le cose – soprattutto quelle buone, che sono la stragrande maggioranza – non per interiore motivazione, ma per soggezione, dipendenza, paura, ossequio alle pressioni esteriori e all’influsso della pubblica opinione. Oltrepassare le abitudini e la tirannia della pubblica opinione, per avvicinarsi in  gradi provvisori e crescenti alla fedeltà profonda a noi stessi e alle nostre voci, nel nostro sacrario interiore, “là dove siamo soli con Dio e davanti a lui decidiamo del nostro destino”.
Senza questo superamento della morale imitativa soggiogata dalle figure e dalle forze esterne, non possiamo uscire dalla stato di gregari e di soli clienti. “Solo ciò che viene dalla coscienza ci salva".
La seconda virtù è questa serietà etica che nasce dalla critica illuminata della situazione che individua ben presto chi ci vuole burattini e gregari, ossequienti e remissivi. 

La seconda forma di governo della storia è liberarsi dal giogo dominativo della pressione sociale per dare potere a ciò che interiormente riteniamo degno di essere assecondato e ubbidito.
È in questo spazio della coscienza retta che nascono le decisioni capaci di liberare noi stessi, la natura e la nostra convivenza politica.
Come chiesa  vogliamo essere accanto a voi e a questi moltissimi altri perché tra i tanti modelli di “persona” diffusi e vincenti, non sia sconfitta la coscienza e ognuno abbia uno spazio per essere aiutato a sentire che la sua voce interiore è superiore ad ogni pressione o potere – visibile od occulto – fuori di lei.

5.  Mettersi accanto a voi perché, dopo aver preso decisioni a livello di coscienza, abbiate la forza di tradurle in progetti storici; ed essi siano il vostro atto di amore adulto. Progetti che nascano dal vostro cuore adulto, in una capacità collettiva di amare, superando la paralisi dell’egoismo e della chiusura in piccoli amori.
Niente umilia di più la nostra convivenza in un mondo diventato non famiglia di popoli, ma un’infinita catena di centri commerciali, della statura medio-bassa dell’amore umano; niente ci ammala di più che limitare la potenza affettiva alla sola nostra famiglia.
Essa nel passato era il tutto alla portata del cuore degli umili, in un contesto ostile e chiuso, che si fermava alla linea del  confine visivo della propria piccola regione geografica.
Oltrepassare il primo prossimo – coniuge, figli, parenti – per diventare prossimo solidale con tutti gli esseri del pianeta è l’imperativo principale.
Proprio qui si radica l’esigenza di avere non meno, ma “più politica” del passato e soprattutto una politica adeguata ai nuovi scenari della globalizzazione e della assurdità intrinseca della guerra come strumento per regolare le tensioni e le contese.
Solo le deformazioni e le miopie ci possono nascondere che ciò che salva il mondo è solo un amore fatto politica e una politica fatta amore, il solo capace di governare la città-mondo, la famiglia umana.
La realizzazione dell’amore umano nella famiglia è una grande realtà, ma oggi dobbiamo ampliare questa potenza dell’amore, estendendolo a quella famiglia  allargata che è l’intera specie umana.
La terza virtù è questa maturità oblativa che nasce dalla compassione globale e che sa istituire nuovi strumenti globali per la governance della famiglia umana. Per poter governare la storia siamo chiamati a definire la nostra maturità non “a partire dall’io” - un io locale-provinciale-regionale - ma “a partire dal tu”, un tu globale/universale.
È questo “tu”, diventato oggi la stragrande maggioranza dell’umanità, la misura e il criterio della nostra felicità.
Come chiesa  vogliamo essere accanto a voi e a questi moltissimi altri offrendo un spazio in cui  “l’amore collettivo”  venga inteso come cultura e civiltà del dono di sé e divenga il criterio più alto ed importante della nostra cultura e della nostra convivenza.

II. ACCANTO AL VOLTO E AL RUOLO PUBLICO DEL CREDENTE CHE E’ IN VOI …

6.  Cosa vuol dire mettersi accanto a voi come credenti da parte della Chiesa?
Vuol dire la volontà di servire il “germe divino” ricevuto in genere da bambini con il Battesimo. Per svilupparsi esso esige oltre ai sorpassamenti già detti, anche quello dell’umano.
Tutta la vita cosmica ed umana è sotto la spinta attrattiva della Perfezione di Dio.
Sono servite ere geologiche per fare “i salti evolutivi” della trasformazione dal regno minerale al regno vegetale; dal regno vegetale al regno animale; dal regno animale al regno umano, con la nascita del pensiero e dell’amore cosciente e non solo naturale; infine - in Gesù e nel suo Spirito - il salto dal regno cosciente al regno divino, nella partecipazione alla perfezione di Dio.
Soprattutto noi che siamo nati in “regime cristiano” dobbiamo decidere personalmente di rinascere dall’alto e dal fuoco dello Spirito, in modo lucido e consapevole.
Come chiesa  vogliamo essere accanto a voi e a questi moltissimi altri perché il figlio di Dio si riveli nella storia per quello che Dio lo vuole: un servitore della creazione e dell’umanità, perché il cosmo e la storia siano un riflesso della perfezione divina e siano sempre più visibili nel mondo e nelle creature le tracce e le orme del Creatore che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza.
Vogliamo essere accanto a voi creando uno spazio per qualificarvi, per confrontarvi e  per cercare espressioni di amore agli altri, con la potenza e la competenza che nasce del vangelo.

7.  Mettersi accanto a voi come credenti
perché possiate sentire talmente il senso della vita che viene da Dio e della storia che egli ci affida da sentirvi pieni di luce e di energia, portatori di una “parola nuova” in seno alla società e ai suoi problemi.
Accanto a voi perché, superato un cristianesimo inteso come religione privata o al massimo domestica, possiate vivere la fede come adesione al “progetto storico”, sentendovi onorati di diventare suoi alleati e collaboratori, anzi suoi portavoce e luogotenenti.
Sì, perché il Dio di Gesù non fa nulla che l’uomo non faccia. 

Il legame con Dio è, allo stesso tempo, legame tra tutti i credenti e tra essi e tutti gli esseri umani in nome di Dio stesso, per portare nel mondo i valori e le strategie del Regno, che sono: pace, giustizia, salvaguardia del creato, solidarietà, amore, verità…
È scegliere di amare l’altro/gli altri con amore gratuito e di amicizia, lasciandoli  pienamente liberi e mettendosi a loro servizio perché ognuno e tutti raggiungano la piena realizzazione di sé nella comunione con Dio.
È servire all’equilibrio della natura/cosmo, nella condivisione dei beni della terra, con l’umanità di oggi e di domani, e di promuovere la giustizia il cui frutto è la pace e uno stile di vita segnato da una sobrietà felice.
È impegnarsi per il bene comune universale e locale nell’orizzonte della fraternità universale da conseguire mediante il dialogo e i metodi “non violenti”, per una convivenza sociale basata sulla “libertà nella solidarietà”.
Vogliamo essere accanto a voi creando uno spazio perché la vostra identità di figli di Dio, di fratelli e di sorelle possa confrontarsi, arricchirsi mutuamente, consolidarsi nella ricerca di espressioni di amore agli altri, che siamo all’altezza della situazione attuale: della sua complessità e delle sue possibilità.

8.  Mettersi accanto a voi come credenti perché  possiate essere in verità e in profondità “laici”.
“Laico” è per essenza un nome cristiano attribuito a colui che, per ilo Battesimo, diventa membro a pieno titolo del “laòs”, cioè del popolo di Dio.
Alle origini ciò che prevaleva era la comunità, era questo essere “comunità laicale”.
Nel corso dei secoli le cose sono cambiare: i monaci e i preti sono diventati i rappresentanti tipici dell’esperienza cristiana, mentre i Laici sono scivolati indietro. Si è perso per strada il senso cristiano della parola “laico”  fino al punto che oggi equivale addirittura all’affermazione “io non sono cristiano!”.
La chiesa vuole starvi accanto perché voi laici possiate rioccupare il posto di una volta.
L’importanza di una volta. Le responsabilità di una volta. E non più nel contesto rurale antico, ma in un mondo profondamente cambiato e interdipendente.
Nel mondo della globalizzazione: dove tutti siamo come un “villaggio globale”.
Nel mondo della post-modernità: dove tutte le certezze sono sostituite dalle ipotesi e tutto ciò che era solido è diventato liquido.
Nel mondo del mercato totale: dove tutti siamo non cittadini, ma clienti.
Nel mondo di internet: dove tutti “viaggiamo in rete” stando fermi e seduti a casa, dove ad ogni clic sullo schermo colorato del nostro computer appare e scompare qualsiasi notizia e qualsiasi immagine: bella o brutta, utile o dannosa, sana o velenosa, che rende più informati e consapevoli o più alienati e schiavi.
La chiesa vuole stare accanto a voi e a quanti altri lo desiderano creando uno spazio laicale e possiate riscoprire la vostra pienezza cristiana, senza imitare il prete e il monaco, senza dipendere nella vostra formazione  dalla loro. 

9.  Mettersi accanto a voi come credenti perché possiate intraprendere un cammino nuovo con la coscienza delle lunghe attraversate, attorno a tre questioni.
Primo
: riscoprire la comunità dai legami personalizzati e fraterni.
Il vecchio praticante individualistico e privato, un po’ chiuso e autoreferenziale che è in tutti noi, deve lasciare decisamente il posto al fratello/sorella che è negli altri.
Questo è il “nome nuovo” che ci fa laici cristiani, membra vive di un corpo vivo.
Così possiamo dire con un po’ di verità “Padre nostro”.
Ciò esige una conversione alla conoscenza reciproca, all’incontro e al dialogo, alla comunicazione e alla partecipazione. Oggi non c’è più posto per il laico “fai da te”. 
Secondo: riscoprire la Parola di Dio come libro e scuola di vita.
Il vecchio cattolico che si accontenta della dottrina cristiana appresa da bambino, deve lasciare il posto al discepolo di Cristo riconosciuto e proclamato Via Verità e Vita.
Ciò esige una conversione alla lettura assidua della Bibbia, alla meditazione profonda e alla preghiera di consenso e di adesione alla Parola.
Così potremo dire - in privato e in pubblico - davanti ai tanti maestri di opinione, soprattutto occulti, che solo il Signore ha parole di vita eterna per noi e per tutti.

Terzo:
riscoprire la nostra funzione nella società contro ogni idolatria dell’avere e del denaro, del piacere e dell’alienazione, del potere e della sete di dominio.
Il vecchio cattolico che si accontenta di una preghiera veloce e di “sentire messa”, più o meno frequentemente, magari accompagnata da qualche piccola elemosina periodica, deve lasciare il posto al servitore del mondo, perché esso divenga non giungla e catena di centri commerciali, ma famiglia umana nell’eguaglianza e nella giustizia, nella solidarietà e nella convivialità.
(Il vecchio cattolico deve lasciare il posto) al servitore del mondo strutturato nella democratizzazione del potere, regolato da istituzioni autorevoli e capaci di mediare i conflitti e gli interessi economici e finanziari;
(Il vecchio cattolico deve lasciare il posto) al servitore del mondo ricco di compassione globale, aperto alla convivenza pacifica e a nuovi indici di civiltà, oltre il prodotto interno lordo.
Ciò esige una conversione all’interesse per il bene comune, alla discussione sulla società, alla manifestazione della nostra missione di amore per l’altro, ogni altro, tutti gli altri.
Così potremo fare della comunità e dell’Eucaristia il sacramento dell’unificazione della società e del mondo, servendo nei poveri Cristo stesso.
Nessuno è chiesa per salvare se stesso, ma salva se stesso servendo alla salvezza di tutti: dire laico cristiano è dire un operatore di pace e di giustizia.

III.  ACCANTO A VOI PER UNO "SPAZIO DI PROFEZIA POLITICA" ...       

10.  La Diocesi vuole allora mettersi accanto a voi. Ma per fare che cosa?
Abbiamo solo un’intuizione. Vogliamo chiarirla strada facendo con voi e con quanti altri credono ancora all’importanza della politica, con la “P” maiuscola.
Politica intesa come arte e passione per il bene comune, desiderio di essere  non spettatori dell’andamento del mondo, ma protagonisti.
A che cosa pensiamo? La nostra intuizione è semplice, ma molto chiara: creare come Chiesa “uno spazio diocesano di incontro”.
Uno spazio dove i credenti e le persone di buona volontà, assolutamente al di là e al di sopra degli  schieramenti partitici, si uniscano in ragione di ciò che li unisce: la fede  in Dio e il servizio al bene dell’uomo.
E si ritrovino per condividere, in dialogo, informazioni, opinioni, pensieri, riflessioni.
Nessuna pretesa di fissare conclusioni univoche ed obbligate.
Gente che stia insieme solo per la ricerca del bene comune nel rispetto delle diverse possibili scelte concrete. Sappiamo bene che nelle cose contingenti il bene ha sempre molteplici espressioni.

11.
  La Diocesi vuole essere accanto a voi per offrire uno spazio di dialogo e di ricerca per tanta gente - e ce n’è - ancora sensibile alle questioni importanti, al senso e alla qualità della convivenza umana.
Vorremmo istituire una specie di “grande piazza” dove ci si possa trovare per dare voce alla passione per la città umana, delineando elementi e fermenti per progetti di pace e di giustizia.
Uno spazio di dialogo per mettere a fuoco, alla  luce del vangelo, la visione cristiana della storia e della costruzione di un mondo migliore di quello attuale.
Uno spazio di formazione comune e di amicizia dove le parole e le opinioni abbiano il loro significato, senza secondi fini legati a interessi e clientele.
Uno spazio per  pensare a voce alta e, soprattutto, per ascoltarci con due orecchie e fare della parola solo la rivelazione di ciò che pensiamo.
Uno spazio per  esercitare l’immaginazione sociale, indispensabile perché la Politica indichi soluzioni all’altezza dei problemi che umiliano la sorte umana.
Uno spazio il cui criterio organizzativo è solo quello di aiutarsi reciprocamente nel promuovere la crescita della
comunità umana e cristiana nella direzione della passione per il bene comune che consiste “nell’insieme di quelle condizioni della vita sociale, con le quali gli uomini, la famiglia e le associazioni possono ottenere il conseguimento più pieno e più spedito della propria perfezione” (GS 74).

12.  La Diocesi vorrebbe essere accanto a voi e a tanta altra gente che crede alla possibilità - anzi alla necessità - di trasformare la realtà secondo lo spirito delle beatitudini, mettendo in evidenza che la vera felicità non consiste nell’accumulo dei beni materiali e nella soddisfazione degli impulsi naturali, ma nella ricerca dei beni duraturi e nella loro condivisione quanto più ampiamente possibile.
Felicità, quindi, che si raggiunge mediante lo spirito di povertà, la solidarietà con i poveri e sofferenti, l’impegno per la giustizia.
Beatitudini che costituiscono il frutto sia della coscienza retta, che cerca incessantemente, con la sapienza della croce, il vero e il bene; sia della speranza che, poggiata sulla sicurezza e sul potere di Dio e nella logica del “già e non ancora”, affronta la trasformazione del presente con pazienza e costanza.
Un tale impegno comporta non poche difficoltà che, però, vengono compensate sia dai frutti che si verificano nella comunità, sia dai frutti dello Spirito che riempiono il cuore di gioia e pace, i segni della resurrezione.
Beatitudini collegate, quindi con la dilatazione del Regno di Dio, o sovranità di Dio sul creato, che si evidenzia con la trasformazione dello stesso secondo i valori del Regno di Dio: verità, santità, grazia, giustizia, amore e pace.
   

“Cresce sempre più il numero degli uomini e delle donne di ogni gruppo o nazione che prendono coscienza di essere artefici e promotori della cultura della propria comunità.
In tutto il mondo si sviluppa sempre più il senso dell'autonomia e della responsabilità, cosa che è di somma importanza per la maturità spirituale e morale dell'umanità.
Ciò appare ancor più chiaramente se teniamo presente l'unificazione del mondo e il compito che ci si impone di costruire un mondo migliore nella verità e nella giustizia.
In tal modo siamo testimoni della nascita d'un nuovo umanesimo, in cui l'uomo si definisce anzitutto per la sua responsabilità verso i suoi fratelli e verso la storia” (GS 55). E voi volete che la Chiesa sia accanto a voi e a tanti altri nella prospettiva di questo spazio diocesano di dialogo, di confronto, di ricerca per servire con la forza del Vangelo l’esercizio di questa “responsabilità verso i fratelli e verso la storia”?

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